ANCONA - Filari di vigne per produrre Verdicchio, scavi agricoli, arature. Per secoli e secoli quel tratto di campagna nell’entroterra tra le province di Ancona e Macerata è stato cesellato dall’uomo per ricavarne pregiate coltivazioni.
Eppure non era mai emerso in maniera così evidente che pochi metri sotto la superficie fossero custodite testimonianze di insediamenti che spaziano dalla preistoria all’età rinascimentale: capanne e resti d’abitato, una necropoli, tracce di una strada e di una fornace, tronconi d’acquedotto di epoche diverse. Per portarli alla luce ci sono voluti gli scavi per un’infrastruttura viaria attesa ormai dagli anni ‘80, la Pedemontana Fabriano-Muccia, l’arteria più interna della progetto Quadrilatero Marche-Umbria. Durante i lavori per la superstrada che taglia le vallate dell’Esino, del Potenza e del Chienti - il cui primo tratto era stato inaugurato nell’autunno corso - sono stati riportati alla luce numerosi siti disseminati lungo l’intero tracciato.
L'indagine archeologica
Merito delle attività di indagine archeologica realizzate, in anticipo sul procedere dei lavori, dalla società Kora Srl, sotto la direzione scientifica del dottor Tommaso Casci Ceccacci, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio.
Ieri proprio la Soprintendenza delle Marche, attraverso i suoi canali social, ha divulgato la notizia dei ritrovamenti, corredata da foto dei reperti e una mappa dell’area.
Tra futuro e passato
Più o meno nella stessa zona sono emerse capanne e resti di abitato databili tra l’VIII e il V secolo a.C., come anche una necropoli con tombe a tumulo e fossato anulare riferibili al VI-V secolo a.C.. Il tracciato della futura superstrada si interseca con i resti di una strada romana in ghiaia pietra e calce orientata da ovest verso est, che risale all’età età repubblicana e restò in uso almeno fino al tardo-impero. Collegava l’antico municipium di Matilica con il diverticolo della via Flaminia che risaliva la Valle del Potenza verso Nucera Camellaria. Sugli stessi livelli della strada sono affiorati resti di un piccolo edificio di culto, dismesso in età augustea, in muratura a pianta quadrangolare. Tra questi una lastra di rivestimento in terracotta decorata a rilievo con due palmette su cui era collocata una moneta in bronzo del I secolo a.C.
Sono emerse tracce anche di due acquedotti, uno di età romana e l’altro rinascimentale, e di un impianto produttivo di età romana, con i resti di una piccola vasca a mattoncini e due fornaci. «L’interesse dei rinvenimenti è notevole - assicura la Soprintendenza -, perché testimonia una continuità di frequentazione dalla preistoria all’epoca moderna, in un’area relativamente poco estesa, comunque già nota per la ricchezza di ritrovamenti archeologici già in passato».