La cultura e la svolta post Covid: i teatri provano a riaccendersi, ecco come

La cultura e la svolta post Covid: i teatri provano a riaccendersi, ecco come
La cultura e la svolta post Covid: i teatri provano a riaccendersi, ecco come
di Maria Cristina Benedetti
4 Minuti di Lettura
Giovedì 15 Aprile 2021, 09:14

ANCONA - Allontana da sé i riflettori istituzionali e si mescola, al Globe Theatre di Roma, ai lavoratori dello spettacolo. Il ministro della Cultura Dario Franceschini, al motto «non sono una controparte ma il vostro rappresentante», s’impegna. Solennemente. «Riapriranno in sicurezza anche i luoghi al chiuso». Di più: «Per i concerti le stesse regole degli stadi di calcio». Sul tavolo del Cts, il Comitato tecnico scientifico, ci sono già tutte le sue richieste. Roma accelera e Ancona rilancia. Parola dell’assessore regionale alla Cultura.

Le fondamenta 

Giorgia Latini, dagli scrigni dell’arte ai borghi antichi, squaderna la mappa della rinascita. «Con i musei siamo pronti a ricominciare da domani.

Sono gestiti da dipendenti pubblici, non serve una programmazione». Passano la prova di staticità le fondamenta della cultura marchigiana, il Rof di Pesaro e il Mof di Macerata. Vanto al quadrato della lirica. «I grandi festival estivi si faranno e la festa per i 100 anni dalla prima Aida allo Sferisterio sarà il simbolo del nostro ricominciare». E nel tracciare il perimetro di questo ritorno alla levità dell’esistenza, l’assessore non rinuncia a una punta d’orgoglio: «L’ente che gestisce l’attività dell’arena maceratese dialoga con l’università per arrivare a stabilire i parametri per aprire in sicurezza». Il progetto-pilota, che verrà presentato al sottosegretario Lucia Borgonzoni, ha l’ambizione di farsi pietra miliare nazionale. Nello srotolare ancora la pergamena della scaletta più attesa di sempre, la Latini getta l’asso: “Marchestorie”, il festival dei borghi, tutto il fascino del territorio, palcoscenico naturale degli spettacoli dal vivo. Una prima assoluta. Cavalca i Cavallini di Sgarbi, ad Ascoli, e il sogno di una grande mostra sul rinascimento dell’Adriatico. «È in fase di programmazione e renderà il capoluogo dorico una ribalta internazionale». Manca solo la data. 

La rete 

Roma accelera, Ancona rilancia. E il dorico Paolo Marasca si fa forte dell’essere del “gruppo dei 12”. Da anello della rete di assessori alla Cultura delle città-capoluogo, smussa tutti gli angoli che può. «Non credo - fissa il punto di partenza - che la strada sia prendersela tra settori differenti. Apre lo sport non apre la cultura, chiude il commercio aprono le spiagge. È un gioco al massacro che non serve a nulla». Rovescia la medaglia, fino a mostrarne l’altro lato: «Bisogna contribuire ognuno per la propria competenza, e proseguire sulla strada di sperimentare in sicurezza modalità di riavvio delle attività». Insiste: «Uno stadio non è un teatro; un negozio non è una galleria d’arte. Oggi abbiamo gli strumenti per farcela». Ricorda: «Con gli altri 11 assessori con cui lavoro da un anno abbiamo incontrato Franceschini. Ci ha chiesto materiale sulle buone pratiche che abbiamo sperimentato nel 2020, e con ciò che gli abbiamo inviato s’è confrontato con il Comitato scientifico, lunedì scorso». Sottolinea l’essenzialità del passaggio: «Il ministro ha fatto proprie le istanze dei territori e di soggetti del mondo dello spettacolo. Si sta muovendo». Un moto che include. Tutti. «La Regione - tira i fili Marasca - ha pubblicato il piano triennale della cultura, testimoniando la volontà di ripartenza». Passa all’azione, personale: «Quanto a noi, ci stiamo organizzando. Stiamo realizzando una nuova ala della Pinacoteca da dedicare a Francesco Podesti e rivedendo l’allestimento del museo. Il Teatro di Ancona sta producendo spettacoli senza sosta, e abbiamo iniziato da qualche tempo a programmare le stagioni estive e autunnali, con tutti i principali festival». 
Lo ammette: «È vero che non abbiamo ancora punti certi su capienze e protocolli, ma abbiamo l’esperienza dello scorso anno che ci aiuta molto: è stata positiva, ha funzionato tutto». Promette: «Faremo “La mia generazione” e Kum». Nel segno di un’unica certezza: «Dobbiamo garantire il diritto alla salute e assicurare quello alla cultura, che deve adattarsi ma andare avanti. Sì, possiamo ridisegnare gli schemi». Ripassa a memoria i programmi: «In cantiere abbiamo una stagione che saprà plasmarsi sui protocolli che arriveranno. Una parte dell’estate sarà dedicata al cantante Franco Corelli e in autunno allestiremo una grandissima mostra, Terrasacra, che unirà l’arte antica e contemporanea». Una ripartenza nel cambiamento. 

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