Il coronavirus mutato accende focolai nelle Marche, ma Acquaroli non vuole micro zone rosse o arancioni

Il coronavirus mutato accende focolai nelle Marche, ma Acquaroli non vuole micro zone rosse o arancioni
Il coronavirus mutato accende focolai nelle Marche, ma Acquaroli non vuole micro zone rosse o arancioni
di Lorenzo Sconocchini
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Martedì 9 Febbraio 2021, 04:00 - Ultimo aggiornamento: 08:24

ANCONA - La locomotiva dell’epidemia nelle Marche, ruolo assolto nella prima ondata di primavera dal territorio più a nord, con i cluster della provincia di Pesaro Urbino, traina adesso con un baricentro più basso, tutto concentrato sulla provincia di Ancona. Il territorio del capoluogo, quello più popolato con i suoi 471mila abitanti, quasi un terzo del totale, fattura al momento quasi il 40% dei nuovi casi positivi registrati in tutta la regione.

La provincia di Ancona nell’ultima settimana ha registrato 1.036 nuovi casi positivi (su 2.636 nelle Marche) con una media giornaliera di 148, e un incremento di quasi il 20% rispetto alla settimana precedente, quando i casi erano stati 867, con un trend giornaliero di quasi 124 contagi.

La densità dell’epidemia, la sua diffusione in base alla popolazione, è misurata dall’incidenza settimanale dei casi ogni 100mila abitanti. In provincia di Ancona, con l’aggiornamento di ieri, siamo a 220, Pesaro Urbino non arriva a 150, Macerata è intorno a 160, Ascoli e Fermo ballano intorno a 100-110 casi settimana ogni 100mila residenti.

I crocevia dei trasporti

Ancona e il suo territorio - quello più a rischio di un rialzo dell’epidemia anche per i grandi crocevia dei trasporti e le cittadelle ospedaliere - macinano contagi a un ritmo doppio delle province marchigiane al momento meno esposte al virus. Motivo? Lo ha spiegato nei giorni scorsi, con un’intervista al Corriere Adriatico, il professor Stefano Menzo, direttore del Laboratorio di Virologia dell’Azienda Ospedali Riuniti di Ancona, parlando della variante inglese di Sars-Cov-2, una mutazione genetica del virus notoriamente più appiccicosa di quella originaria, isolata nelle Marche già dal 23 dicembre, in un cluster familiare a Loreto. «La variante inglese si è diffusa rapidamente ad Ancona e dintorni, dove ormai ha superato quelle precedenti per diffusione». «Non ha una carica patogena superiore alle altre - ha specificato più volte il professor Menzo - ma sicuramente è più contagiosa». 

I cluster in Valmusone

Se ne vedono gli effetti nei dati giornalieri dei “positivi attuali” nei comuni dell’area dove la variante inglese si è diffusa per prima, contagiando anche giovanissimi e bambini. I focolai divampano soprattutto in Valmusone. A Loreto i positivi, al primo all’8 febbraio, sono saliti da 86 a 122. Nella vicina Castelfidardo sono quasi raddoppiati, passando da 116 a 206, con un’incidenza altissima rispetto ai residenti. Impennata di positivi anche a Sassoferrato, al confine con la provincia di Perugia da ieri in zona rossa: i residenti affetti da Coronavirus sono passati da 34 a 64, con 33 tamponi positivi nell’ultima settimana. Per precauzione il sindaco Greco ha deciso di chiudere fino al 22 febbraio compreso il locale istituto comprensivo Sassoferrato-Genga, con didattica distanza per circa 400 scolari. Nonostante la vicinanza con l’Umbria infiammata dalle nuove varianti del virus - e gli interscambi continui con il distretto fabrianese per motivi di lavoro o sanità - la situazione della provincia di Ancona è ancora molto lontana da quella che ha costretto la Regione Umbria a istituire da ieri una zona rossa in tutta la provincia di Perugia e in alcuni comuni del Ternano.


L’incidenza dei casi a Perugia è molto più alta (334 settimanali ogni 100mila abitanti nella provincia) l’impennata dei nuovi positivi è stata rapidissima con un Rt sopra 1, il sovraccarico ospedaliero molto più pesante (56% di occupazione per Covid delle terapie intensive con punte di 70% nel principale ospedale di Perugia) e soprattutto pesa la presenza, accanto a quella inglese, della temutissima variante brasiliana. Nella Marche al momento non si registrano ancor a casi diagnosticati di variante brasiliana o sudafricana. L’ipOtesi di ricorrere a misure restrittive su determinati territori è stata esclusa ieri dal governatore Acuqaroli: «Non parliamo di zone rosse o arancione, nel caso fosse necessario valuteremo quelle misure idonee a circoscrivere il contagio».

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