Spiagge, rebus protocolli per i bagnini: «50 ombrelloni in meno, ma ci provo». «Non so se apro lo chalet»

Spiagge, rebus protocolli per i bagnini: «50 ombrelloni in meno, ma ci provo». «Non so se apro lo chalet»
Spiagge, rebus protocolli per i bagnini: «50 ombrelloni in meno, ma ci provo». «Non so se apro lo chalet»
di Martina Marinangeli
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Lunedì 11 Maggio 2020, 09:07

ANCONA - Tentare o saltare una stagione: è il dilemma di molti balneatori delle Marche alle prese con le nuove norme anti Covid. A soffrire sono soprattutto i più piccoli che si troveranno con ombrelloni dimezzati, costi fissi e spese per la sanificazione. Ma c’è pure chi non si arrende.


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«Meno entrate, più spese, stessi costi fissi». Riassume l’estate 2020 in un’equazione Enzo Monachesi, presidente regionale del Sindacato Italiano Balneari e proprietario dello stabilimento Il piccolo lido di Senigallia, ma nonostante le mille incognite, affronterà la stagione più difficile di sempre «con un sorriso, perché comunque le spiagge devono restare un luogo di gioia e relax».
«Confesso che ho paura e non so come si potrà gestire questa situazione: il mio stabilimento ha anche due spiagge libere vicino – osserva Giuliana Merlonghi, proprietaria, insieme alle sorelle Giuseppina, Nadia e Maria Grazia, dello storico chalet Golden Beach di San Benedetto del Tronto, operativo da 23 anni – vorremmo avere un protocollo preciso, che tenga conto di tutto, per poi valutare se e come aprire».
 
MONACHESI: «STAGIONE STRANA E SALTANO 50 OMBRELLONI MA CI PROVIAMO LO STESSO»
«Meno entrate, più spese, stessi costi fissi». Riassume l’estate 2020 in un’equazione Enzo Monachesi, presidente regionale del Sindacato Italiano Balneari e proprietario dello stabilimento Il piccolo lido di Senigallia, ma nonostante le mille incognite, affronterà la stagione più difficile di sempre «con un sorriso, perché comunque le spiagge devono restare un luogo di gioia e relax».
Le regole
Se la prima bozza di protocollo con le misure anti-Covid per vivere il mare aveva provocato una levata di scudi generale perché impraticabile, quella che dovrebbe diventare definitiva già oggi piace molto di più agli operatori di settore. «Dà regole applicabili che ci permettono di lavorare». Tra queste, viene definito in 12 mq il perimetro per ogni ombrellone e massimo quattro persone sotto ciascuno, 2 metri di distanza tra i lettini singoli in riva al mare e sanificazione degli ambienti obbligatoria. «La distanza tra ombrelloni, nel lato corto, non può scendere sotto i 3 metri dunque, probabilmente, ci tareremo tutti sul 3x4 o sul 4x3 (distanza tra un ombrellone e l’altro o tra una fila e l’altra, ndr) a seconda della dimensione della spiaggia – spiega Monachesi –. Nel mio stabilimento, ho circa 200 ombrelloni e ho ipotizzato che quest’anno ne metterò un 25% in meno, anche se aspetto il decreto con le misure definitive per fare le prove. Il punto vero, però, è che tipo di clientela avremo. Difficile fare valutazioni precise, ma è chiaro che non sarà la nostra miglior stagione da un punto di vista economico, date anche le spese in più che avremo per le misure anti-contagio». 
I nodi 
Per questa ragione, i balneari hanno chiesto che venissero abbassati, se non del tutto azzerati, alcuni costi fissi che pesano molto, come il canone demaniale e la Tari. «Siamo in attesa della risposta dell’assessore regionale al Turismo Moreno Pieroni che ci aveva detto avrebbe parlato con l’Ammiraglio della capitaneria di porto sia per la questione del canone demaniale che per il salvataggio: a Senigallia abbiamo un bagnino ogni 150 metri, un esercito, giustificato gli scorsi anni dall’affluenza, ma se quest’anno sarà dimezzata – se va bene – è un dispiegamento, molto costoso, che non ha senso».

MERLONGHI: «TROPPE SPESE, TARI E CANONE: MGLIO NON PRIRE LO CHALET»
Regole stringenti e spese che lievitano, a fronte di un bilancio che rischia di non andare neanche in pari. «E se non riaprissi affatto?» È una domanda che serpeggia tra gli operatori degli stabilimenti balneari, che vorrebbero tornare alle loro spiagge ma alle giuste condizioni. 
I dubbi
«Confesso che ho paura e non so come si potrà gestire questa situazione: il mio stabilimento ha anche due spiagge libere vicino – osserva Giuliana Merlonghi, proprietaria, insieme alle sorelle Giuseppina, Nadia e Maria Grazia, dello storico chalet Golden Beach di San Benedetto del Tronto, operativo da 23 anni – vorremmo avere un protocollo preciso, che tenga conto di tutto, per poi valutare se e come aprire». Vari i dubbi sollevati da Merlonghi: dalla gestione dei bambini in spiaggia, per i quali garantire il distanziamento sociale sarà un’impresa, alla questione del salvataggio in mare da parte dei bagnini che, inevitabilmente, entrerebbero a contatto con persone delle cui condizioni di salute non sanno nulla, passando per la sanificazione dei bagni e delle docce («Con che cadenza? Dopo ogni utilizzo? Si dovrebbe assumere una persona solo per fare quello») e come ci si comporta in caso di contagio. «Se un dipendente si ammala, oltre a rischiare anche dal punto di vista penale, che si fa? Tutti in quarantena?», si chiede Giuliana.
In stand by
Che per il momento resta in stand by: «gli altri anni avevamo tre dipendenti, ma quest’anno ho prenotato solo un bagnino perché non so se o quando riaprirò.

Dovrei anche ricomprare il registratore di cassa, ma non l’ho ancora fatto perché la situazione è troppo incerta e non ha senso per ora fare spese. Il problema è che, se restiamo chiusi, dovremo comunque pagare costi fissi come Tari e canone demaniale». Il Golden beach ha 60 ombrelloni che, considerando le misure per il distanziamento, si ridurrebbero a 30, con conseguente contrazione di fatturato notevole. «Siamo preoccupati – concorda Giuseppina –: non siamo andati ancora giù perché non sappiamo come si evolverà la situazione». 

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