La ministra Bonetti: «Centri estivi dal 15 giugno». Marche allineate. E chi pensava di ripartire dal 3?

Centri estivi, questione aperta
Centri estivi, questione aperta
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Mercoledì 20 Maggio 2020, 04:45

ANCONA - Il governo centrale ha fissato la data: dal 15 giugno riapriranno i centri estivi. La conferma è arrivata ieri dalla ministra per la Famiglia, Elena Bonetti, che dal suo profilo social ha anche sottolineato come ora spetterà alle Regioni «decidere se anticiparne o posticiparne l’avvio, in base al loro andamento epidemiologico». L’orientamento di palazzo Raffaello è quello di allinearsi al calendario nazionale ma nel frattempo, alla luce delle linee guida ministeriali per la riapertura in sicurezza - uscite quattro giorni fa senza indicazione di una data precisa -, alcune strutture per l’infanzia si erano mosse, preparandosi ad accogliere i bimbi già dai primi di giugno. 

Ne è un esempio la scuola per l’infanzia Cristo Re di Ancona, che ha inviato un sondaggio ai genitori per sapere quanti intendessero iscrivere i propri figli ad attività all’aria aperta dal 3 al 30 giugno. Questa volta però la Regione non pare intenzionata ad uno scatto in avanti rispetto al governo, come accaduto in altri settori, e l’assessora all’Istruzione Loretta Bravi conferma: «penso che ci atterremo alla data nazionale». 

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In questi giorni, gli uffici regionali stanno lavorando, insieme al coordinamento pedagogico, all’integrazione delle linee guida ministeriali che definiscono nel dettaglio quali dovranno essere le misure da adottare per garantire la sicurezza anche di quelle fasce d’età in cui il distanziamento sociale è al limite del possibile. Se la Regione opterà definitivamente per la riapertura il 15 giugno, chi già era pronto a partire dall’inizio del prossimo mese, dovrà attendere. Il documento elaborato dal Dipartimento politiche per la famiglia prevede, tra le altre cose, che l’accesso ai centri estivi sia diviso per fasce d’età e con un rapporto bambini-operatori variabile: nella fascia da 3 a 5 anni, deve esserci un adulto ogni cinque bimbi; da 6 a 11, un adulto ogni sette bimbi, mentre dai 12 ai 17 anni basta un adulto ogni 10 adolescenti. Molto importante è anche che tutti gli operatori conoscano per tempo lo spazio in cui andranno ad operare per programmare le attività. Viene poi definito un ingresso scaglionato ogni 5/10 minuti, da organizzare con «l’accoglienza all’esterno» per evitare che gli adulti accompagnatori entrino negli spazi dei centri estivi.

Minori e operatori devono lavarsi le mani con acqua e sapone o con gel igienizzante n entrate e uscita, ed è prevista una procedura di triage durante la quale si chiede ai genitori se il bimbo ha avuto febbre, tosse o difficoltà respiratoria, e verrà anche verificata la temperatura corporea.

Le linee guida invitano a preferire scuole o strutture simili dotate di ampio spazio verde, perché si dovrà prediligere l’attività all’aria aperta, da svolgere comunque in piccoli gruppi. «Le condizioni di salute dei bambini devono essere considerate con l’aiuto del pediatra», sottolinea il documento, e per l’accesso si prevedono «criteri di priorità», per esempio in situazioni con entrambi i genitori lavoratori, nuclei familiari monoparentali, impossibilità di smart-working e condizioni di fragilità, ecc.).

La graduatoria dovrà tenere conto anche dell’eventuale disabilità del minore e condizione di fragilità della famiglia. Poco o niente si dice sulla necessità di indossare le mascherine, limitandosi a dire che «particolare attenzione» deve essere rivolta al loro utilizzo corretto. «Le misure riguardano l’età dai 3 ai 17 anni – osserva Bravi – e non contempla quella dei nidi, comprensibilmente.

Per i centri estivi, la Regione ha previsto sussidi ulteriori a quelli statali (la ministra Bonetti ha parlato di 185 milioni, ndr), ancora da definire a livello quantitativo, per aiutarli. Un ulteriore investimento - aggiunge l’assessora – lo faremo poi sulla fascia 0-6 anni per aiutare i nidi accreditati ed autorizzati, ma non convenzionati. Sono stata contattata da molti nidi privati in affanno o che rischiano di fallire dopo la chiusura ed è giusto che aiutiamo anche loro perché offrono un servizio pubblico».

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