Congiunti, Ceriscioli vuole aprire i confini ma Roma non risponde: scoppia un nuovo caso

Luca Ceriscioli
Luca Ceriscioli
di Andrea Taffi
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Mercoledì 20 Maggio 2020, 02:55

ANCONA - Il tema è quello dell’apertura dei confini regionali per consentire le visite a congiunti e fidanzati prima del via fissato per il 3 giugno: presto potrebbe diventare il nuovo territorio di scontro tra il governo e le Marche dopo che nelle ultime ore Friuli, Veneto ed Emilia Romagna hanno aperto i loro confini senza aspettare il termine indicato da palazzo Chigi. Il governatore del Veneto, Zaia è stato il primo a scattare in avanti. Subito dopo il primo giorno della fase 2 non ha perso tempo a guardare oltre l’orizzonte contingente. «Di fatto ho autorizzato tutto», ha commentato il numero uno del Veneto. «Stiamo anche lavorando ad una serie di attività, che prevediamo siano pronte in settimana - ha aggiunto - per dare il via libera il 25 maggio o al massimo il primo giugno per i centri estivi dei bimbi e il mondo dei parchi di divertimento». A ruota Zaia ha firmato un’altra ordinanza sul tema dei trasporti pubblici e, dopo l’accordo fatto con il Friuli, l’Emilia Romagna e la Provincia di Trento, sugli spostamenti tra regioni in province limitrofe per visitare i congiunti.

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L’idea parte da lontano. «In considerazione della positiva evoluzione dello stato epidemiologico delle rispettive Regioni - hanno scritto Zaia e il collega friulano Fedriga - e vista l’esigenza manifestata da numerosi cittadini dei rispettivi territori residenti nelle zone di confine fra Friuli Venezia Giulia e Veneto, si comunica - si legge nella lettera - che le rispettive Regioni intendono introdurre la possibilità di visitare i congiunti per i residenti nelle province di confine del Veneto e per i residenti nei territori appartenenti alle ex provincie di confine del Friuli Venezia Giulia». Analogamente Bonaccini e Zaia hanno informato i prefetti di Ferrara e Rovigo del nuovo via libera agli spostamenti interregionali fra le province confinanti. Per questi spostamenti sarà comunque necessaria una autocertificazione, nella quale dovranno essere motivate le ragioni. Il tema ha fatto solleticato l’appetito delle altre Regioni così ieri mattina Luca  Ceriscioli ha richiamato il ministro degli Affari Regionali Boccia per sapere se il governo avesse modificato le proprie convinzioni in caso di aperture locali. Palazzo Raffaello infatti, all’inizio della scorsa settimana aveva chiesto ufficialmente a Roma una posizione sul punto specifico ma c’erano altre urgenze in quel momento (era il momento di chiudere il protocolli) e il tema è stato lasciato cadere. 

Ora con la fuga in avanti del Nord-Est la questione si ripropone in maniera più pressante: Ceriscioli è stato sollecitato dal Pesarese (in particolare dal sindaco di Gabicce, Pascuzzi e dal presidente della Provincia di Pesaro, Paolini) ma anche dall’Ascolano per valutare l’osmosi con la provincia di Teramo. Idem per Pesaro o Ancona con l’Umbria. «La realtà è che non hanno le idee chiare e così si crea lo spazio per le fughe in avanti.

Di Regione in Regione in brevissimo tempo si potrebbe arrivare anche alla Calabria - commenta il governatore - mi hanno chiesto due giorni di tempo, auspico che domani (oggi per chi legge, ndr) siano in grado di rispondere. Quantomeno lo spero altrimenti potremmo andare per conto nostro». Ministro avvisato, mezzo salvato. E dopo aver letto il Corriere, magari oggi farà la telefonata della discordia. Se non per concessione, almeno per il rispetto dei ruoli. 

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