Coronavirus, due casi in osservazione: negli ospedali marchigiani si alza il livello di allerta

Coronavirus, due casi in osservazione: negli ospedali marchigiani si alza il livello di allerta
Coronavirus, due casi in osservazione: negli ospedali marchigiani si alza il livello di allerta
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Sabato 25 Gennaio 2020, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 11:28
Coronavirus, due persone, recentemente rientrate dalla Cina nelle Marche, hanno manifestato sintomi respiratori meritevoli di approfondimento. Lo rende noto la Regione precisando che si tratta di due residenti nel Maceratese e che non possono essere annoverati tra i casi sospetti. Una delle due è stata rimandata a casa. «Si tratta di una sintomatologia molto blanda – fa sapere Marcello Tavio, direttore della Clinica di di Malattie infettive degli Ospedali riuniti di Ancona, nonché presidente della Società Italiana Malattie Infettive Tropicali– perciò non è stato disposto alcun ricovero, previsto dalla circolare inviata dal Ministero soltanto se le condizioni del paziente sono tali da richiedere l’ospedalizzazione». La donna sarà oggetto di un monitoraggio a domicilio da parte degli infettivologi dell’ospedale di Macerata. Sempre la Regione fa sapere che è stato allertato il Gruppo operativo regionale emergenze sanitarie (Gores), «con la finalità di valutare le procedure e dare indicazioni per organizzare al meglio la eventuale risposta del servizio sanitario regionale».



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Intanto all’ospedale regionale di Torrette sono state implementate tutte le misure necessarie a far sì che le persone che evidenziano sindromi respiratorie vengano messe nelle condizioni di non contagiare gli altri pazienti, soprattutto in luoghi molto affollati come il pronto soccorso. Qui tutti pazienti con tosse e febbre vengono subito dotati di mascherina e anche i medici, a seconda della situazione, aumentano il proprio livello di protezione. Ovviamente questo accade soprattutto se i pazienti dichiarano di provenire da un’area epidemiologica. Per costoro sono stati anche attivati dei percorsi dedicati.

«Al fine di ridurre al minimo il contatto con gli altri ammalati – fa sapere il prof Tavio – tutti coloro che sono sospettati avere un’influenza da coronavirus non vengono lasciati in attesa al pronto soccorso, ma immediatamente trasferiti al reparto di Malattie Infettive». Perciò, chi dovesse recarsi al pronto soccorso a causa di una sindrome influenzale emersa dopo un viaggio in Cina o nei paesi limitrofi, è bene che avverta immediatamente il personale del Triage .
Nel frattempo è in corso di elaborazione, da parte della Società Italiana Malattie Infettive Tropicali, un algoritmo diagnostico per un più facile e immediato riconoscimento dei casi, che a breve verrà diffuso presso tutte le loro sedi e nelle strutture sanitarie della regione. Il dottor Tavio tiene però a ribadire che al momento non esiste alcun allarme coronavirus in Italia: «L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha decretato che lo stato di emergenza esiste solo per la Cina. Per tutto il resto del mondo c’è soltanto un’allerta».


Di conseguenza, anche se negli aeroporti italiani sono stati messi in atto i controlli sulla temperatura corporea dei passeggeri provenienti dalle aree infette, gli asintomatici non sono stati in alcun caso sottoposti a misure di isolamento. Per chi proviene da quei luoghi resta però il consiglio di recarsi subito da un medico se entro 15 giorni dal proprio ritorno dovesse presentare i sintomi dell’influenza. Per chi è invece in partenza, si sconsiglia il viaggio se non assolutamente necessario e in caso contrario si raccomanda di rispettare le necessarie cautele.
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