Arrivano - quando arrivano - a pacchetti da 50. Ma appena si sparge la voce i farmacisti non hanno nemmeno il tempo di sistemarle sul bancone: tempo cinque minuti e sono nuovamente esaurite. È la breve storia assurda delle mascherine chirurgiche, quelle di cui lo Stato ha calmierato il prezzo: 50 centesimi più Iva e guai a sgarrare. Un prezzo popolare, per garantire a tutti la sicurezza di una protezione dal contagio del Coronavirus via aerosol, ma che si sta rivelando l’ennesimo boomerang incontrollabile lanciato sulla partita fondamentale dei dispositivi di sicurezza nelle Marche. Un pasticcio dopo l’altro, sicuramente dovuto dalla necessità di prendere decisioni rapide per contrastare il rischio di contagio ma - nell’ordine - ai marchigiani sono mancate prima le mascherine di ogni tipo e le soluzione disinfettanti, poi l’alcol e tutti i prodotti fai da te, quindi i guanti monouso. E adesso siamo tornati all’origine, con le fasce chirurgiche contingentate e calmierate da un’ordinanza del commissario Arcuri.
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Federfarma ha cercato di fare chiarezza proprio in queste ore, di fronte ad una difficoltà che non riguarda soltanto la nostra regione: «Si sta concludendo un accordo con un qualificato fornitore nazionale - sottolineano -, che renderà disponibili 5 milioni di mascherine chirurgiche per i prossimi 7 giorni e 10 milioni settimanali, a regime, dalla seconda metà di maggio». Una schiarita per il futuro, ma nel frattempo si naviga a vista. Perché le mascherine, che sarebbero dovute arrivare nelle Marche dal 4 maggio si sono viste soltanto ieri in molte farmacie e a pacchetti da 50. La situazione è praticamente identica in tutto il territorio regionale, anche nelle province dove il Coronavirus non ha attecchito in maniera importante - vedi Ascoli - e nonostante il progressivo calo dei contagi. Il presidente dell’ordine dei farmacisti di Ascoli e Fermo infatti segnala la mancanza di dispositivi a 50 centesimi per questa importantissima Fase 2 ed allo stesso tempo sottolinea la carenza di guasti e disinfettanti come per esempio l’alcol.
Purtroppo per gli speculatori e altre categorie simili questo è e sarà. E se ne dovranno fare una ragione. La giungla che abbiamo lambito, la speculazione che abbiamo osservato non c’è più e non tornerà». Parole dure che hanno colpito l’intera categoria dei farmacisti, in prima linea fin dall’evolversi dell’infezione da Coronavirus e che ha contato anche 16 morti da Covid.19.
Nelle prossime settimane le mascherine a 50 centesimi si troveranno anche nei tabaccai, come ha spiegato il commissario annunciando la firma «nei prossimi giorni con l’associazione dei tabaccai, che ha 50 mila di punti vendita nel paese. Abbiamo sottoscritto i primi due accordi non esclusivi (con la grande distribuzione e con la distribuzione dei farmacisti, ndr) e confidiamo di farne altri ancora con reti di distribuzione altrettanto massicce». Insomma gli accordi non mancano, ma nella sostanza questi saranno giorni di passione, in attesa che tutti i canali di distribuzione raggiungano come si deve supermercati, farmacie e tabaccai per garantire a tutti i cittadini la protezione da Coronavirus a prezzi accettabili. Intanto l’unica provincia che sembra resistere in questo difficile momento è quella di Pesaro Urbino, territorio fra l’altro più colpito dal virus con conseguenze drammatiche anche per l’elevato numero di decessi. Le farmacie comunali infatti hanno ancora a disposizione una scorta, destinata comunque a terminare nel giro di poco tempo, vista la richiesta pressante e continua. Di emergenza in emergenza la guerra al Covid-19 si combatte da tre mesi e su diversi fronti. Difficile dimenticarlo.
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