ANCONA Che il 2020 sia stato un annus horribilis per le famiglie e il sistema economico delle Marche non c’erano dubbi, ma che «l’impatto della pandemia sia stato senza precedenti» e con conseguenze «mai così pesanti dai tempi del secondo Dopoguerra» è stato come mettere le dita in una ferita ampia e già aperta. L’industria ha chiuso l’anno scorso con l’8% in meno dei fatturati, con il -12% dell’export che è più un campanello d’allarme (come sanno bene gli imprenditori della calzatura, ndr.); gli investimenti sono calati del 15%. Giù anche il reddito delle famiglie (-2% è però un valore contenuto) e i consumi (-11%, soprattutto conseguente ai timori delle persone e alle attività chiuse), così come l’occupazione, a -2,2% (in linea con la media italiana) ma solo grazie ai diversi provvedimenti di sostegno attuati dal governo.
Da difetti a pregi
Banca d’Italia stima che a fine 2020 il calo del Pil regionale è stato dell’8,9%, in linea con la media italiana, frutto di un primo semestre pauroso e riportato appena su dal contributo offerto in estate dal turismo. «Un anno con un andamento speciale --, ha ripetuto più volte Gabriele Magrini Alunno, direttore della sede di Ancona - con la pandemia che è stata selettiva, penalizzando solo alcuni settori e colpendo, all’interno delle comunità, soprattutto le famiglie monoreddito e precarie». Ma dentro il Report ci sono diversi segnali positivi. E il primo riguarda proprio il turismo: da decenni si continua a ripetere che quello delle Marche è troppo focalizzato sul mare, sul mercato italiano e sull’estate, ma sono stati proprio queste tre debolezze a frenare la caduta dell’economia regionale. Senza il trimestre giugno-agosto, il bel tempo e i vacanzieri di casa nostra sarebbe stato più di un disastro. L’altra buona notizia riguarda l’edilizia, settore che fino a un anno fa era tra quelli più colpiti dalle crisi ripetute dell’ultimo decennio. Ebbene, se si escludono i due mesi di lockdown (marzo-aprile), la crescita è stata veloce e consistente tale da garantire un recupero completo. A spingerla sono stati l’accelerazione della ricostruzione post-sisma e il bonus del 110% per le ristrutturazioni.
E il credito gira
Banca d’Italia ha acceso un faro sugli istituti di credito e, anche su questa voce, non mancano elementi di positività.
Non solo resilienza
Il 2020 poteva essere un anno ancora più orribile? Decisamente sì. Ma se si torna indietro al quinquennio di grande recessione 2008-2013, la crisi pandemica ha trovato un sistema economico diverso: «Allora si partiva con aziende più fragili e più indebitate – spiega Giacinto Micucci, capo del centro studi della sede di Ancona di Banca d’Italia -, mentre il Covid ha trovato una maggiore solidità finanziaria delle imprese: è verosimile che la crescita del grado di indebitamento delle imprese a fine 2020 non sarà mai su livelli osservati nelle crisi dell’ultimo decennio». Si è confermata «la forte resilienza dell’economia delle Marche» (parole di Magrini Alunno), proprio la crisi pandemica ha rimesso al centro una criticità patologica della nostra regione: la carenza delle infrastrutture. Ma se per quelle materiali l’orizzonte dei progetti è – purtroppo – solo quello del medio-lungo periodo, per quelle immateriali è necessario correre, possibilmente più veloce di quanto abbia fatto la pandemia. Lo certifica anche la Banca d’Italia: «Nelle Marche, c’è stata meno cig dove era maggiore la presenza degli strumenti digitali, che ha consentito alle imprese e agli addetti di ricorrere al lavoro agile a distanza».
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