Banca d'Italia, il dato: export e costruzioni trainano l’economia delle Marche ma adesso si rallenta

Banca d'Italia, il dato: export e costruzioni trainano l’economia delle Marche ma adesso si rallenta
Banca d'Italia, il dato: export e costruzioni trainano l’economia delle Marche ma adesso si rallenta
di Francesco Romi
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Martedì 15 Novembre 2022, 02:50

ANCONA Ci sono tracce «preoccupanti» delle conseguenze degli abnormi aumenti dei costi dell’energia e delle matterie prime (anche difficili da reperire) nel puntuale aggiornamento di Bankitalia sull’economia marchigiana, che arriva fino a settembre e non risente ancora a pieno dell’inflazione che sta crescendo a doppia cifra percentuale e della bolletta di luce e gas che continuerà ad affliggere famiglie e imprese. Le conseguenze si faranno sentire certamente sui numeri di fine anno e almeno fino al primo semestre del prossimo, come conferma il nuovo direttore della sede di Ancona di Bankitalia: «Dobbiamo registrare un rallentamento dell’economia – spiega Maurizio Cannistraro - quindi anche della fiducia degli investitori e un atteggiamento orientato alla cautela da parte delle famiglie consumatrici». 


Le banche


Tutto questo si aggiunge a un altro segnale non certamente ottimale per un sistema rimasto sostanzialmente bancocentrico, nonostante la crisi di Banca Marche e la pandemia avessero spinto le imprese a consolidare la propria posizione finanziaria: «Le condizioni di offerta cominciano a mostrare i primi sintomi di irrigidimento e aumentano le condizioni applicate dagli intermediari bancari agli imprenditori, soprattutto per quanto riguarda i prestiti connotati da maggiore rischiosità». Un allarme da non sottovalutare, anche perché dopo gli anni dell’abbondanza delle risorse pubbliche a disposizione, si andrà incontro a una stagione meno florida dal punto di vista dei finanziamenti disponibili e al tempo stesso convenienti. 


Ripresa certificata


«Sembrava che le cose potessero reggere», ammette Cannistraro. Ed effettivamente, il trend positivo, che era iniziato nel 2021, subito dopo i lunghi mesi di lockdown, è proseguito per tutta la prima metà di quest’anno: il Pil delle Marche è (o era) perfettamente in linea con il dato nazionale (5,7%), trascinato da tutti i settori di specializzazione della manifatturiera che continua a trainare l’economia regionale.

In particolare, l’accelerazione è arrivata dai due comparti più in crisi durante la pandemia: il calzaturiero e le costruzioni. Il distretto calzaturiero, in particolare, nonostante il protrarsi del conflitto russo-ucraino, ha beneficiato della crescita delle esportazioni in Cina e Stati Uniti: nel primo caso grazie ai grandi brand del lusso che hanno intercettato la voglia di comprare di tante persone, alto-spendenti, rimaste barricate in casa per mesi, mentre gli americani si sono fatti forti del cambio favorevole. Segnali che fanno pensare che si tratti di una congiuntura positiva ma corta nel tempo e che, anzi, potrebbe velocemente peggiorare. Per le calzature, il mercato core resta dunque quello europeo, con la Germania – primo mercato di sbocco – che nel primo semestre di quest’anno che ha fatto -8%, quasi ad anticipare quel «progressivo deterioramento iniziato nel terzo trimestre» che Bankitalia segnala nel suo report. E un discorso simile riguarda le costruzioni: la fase espansiva (+10% nel primo semestre) va avanti dal 2020, perché la ricostruzione post sisma voluta da Legnini corre veloce e il bonus 110% ha fatto il resto, ma cosa succederà nei prossimi mesi, con le famiglie che ridurranno nuovamente la propria vocazione a spendere?


Le famiglie


Nei primi sei mesi dell’anno, le famiglie marchigiane hanno speso: lo confermano la crescita del commercio e una stagione turistica particolarmente positiva, durante la quale sono aumentate le presenze anche degli stranieri, con un sensibile aumento del traffico sul porto (un terzo in più di passeggeri rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) e aeroporto (i passeggeri sono più che raddoppiati nei primi 8 mesi) di Ancona. Dall’ultima analisi di Bankitalia emerge netta l’inversione di tendenza e il protrarsi del conflitto russo-ucraino è deleterio. La cartina tornasole sono sempre le banche: crescono i prestiti (e i tassi), sia alle imprese che alle famiglie, diminuiscono i depositi. E se le famiglie chiedono finanziamenti per destinarli a mutui per l’acquisto di abitazioni o per il credito al consumo, l’accresciuto bisogno finanziario da parte del settore produttivo è legato in particolare proprio all’aumento dei costi di produzione. Segnali che, nel breve periodo, dovranno trovare spazio e risposte nelle agende del governo nazionale e regionale.

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