Banca Marche, pioggia di soldi senza perizie: il crollo dell’impero di Lanari con maxi progetti edilizi finanziati in bianco

Il crollo dell’impero di Lanari con maxi progetti edilizi finanziati in bianco
Il crollo dell’impero di Lanari con maxi progetti edilizi finanziati in bianco
di Federica Serfilippi
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Domenica 6 Agosto 2023, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 07:14
Il Gruppo del costruttore anconetano Pietro Lanari ha rappresentato la maggiore esposizione di Banca Marche. Ma anche il principale rischio. Basti pensare che alla data del 31 dicembre 2012 i rapporti ammontavano a quasi 200 milioni. E che i fondi servivano a finanziare i maxi progetti edilizi (turistici e residenziali) che in quel momento erano in piedi: dall’ex Santa Cristiana di Numana all’ex Sacelit di Senigallia passando per i Cinque Camini di Potenza Picena. «Noi ci siamo ritrovati a sottoscrivere determinati finanziamenti con pratiche di istruttorie completamente in bianco». È la testimonianza di un ex socio del Gruppo riportata nelle motivazioni della sentenza, per dare l’idea del meccanismo delle concessioni del credito. 


Le concessioni nel mirino


Il caso dell’ex Sacelit, l’area dove sarebbe dovuto sorgere il Borgo delle Torri, simbolo della trasformazione urbana del quartiere. Per l’acquisto dell’area fu concesso alla Fortezza un finanziamento da 35 milioni di euro (poi prorogato) senza neppure una perizia, ma solo «un foglio della società nel quale si indicavano alcuni costi e si stimavano in termini generici ricavi delle future possibili vendite immobiliari». La prima perizia ci sarà solo nel febbraio del 2008, 4 mesi dopo l’acquisito dell’area, ma «senza il supporto del progetto approvato dal Comune». Il finanziamento era stato approvato, nonostante La Fortezza fosse stata costituita solo due giorni prima dell’inserimento a sistema della pratica.

Inoltre «non erano acquisiti documenti e non vi era l’attribuzione di alcun indicatore di rischio». 


Gli stop


I lavori all’ex Sacelit si sono fermati definitivamente nel 2015, lasciando la zona ancora in cerca di riqualificazione. Anche per i Cinque Camini c’era stato lo stesso meccanismo: prima il finanziamento (da 35 milioni) poi la perizia di Banca Marche sul progetto. Così pure per l’ex Santa Cristiana, forse il simbolo delle incompiute di Lanari: il finanziamento di 30 milioni disposto con una pratica del 2007 alla società Città Ideale «viene erogato, come dire, sulla fiducia, senza perizia» scrivono i giudici nella sentenza. Il finanziamento «fulmineamente approvato» era stato concesso a «società appena costituita, quindi in assenza di dati contabili disponibili». Il capitale sociale era prossimo allo zero. Insomma, al momento del primo fido la banca «non disponeva di alcun idoneo elemento per valutare il merito creditizio». Nel 2012 nei confronti della Città Ideale l’esposizione della banca era di 44 milioni di euro, con un accantonamento minimo: 2 milioni. Fronte mare, avrebbero dovuto trovare posto centinaia di villette. 


Le conclusioni


In definitiva, le modalità di finanziamento sarebbero state proprie di «uno speculatore arrembante che scommette, accettando il rischio di pregiudicare la garanzia patrimoniale dei suoi creditori». I finanziamenti alle imprese del Gruppo hanno avuto modalità, misura e forma dissennate (per taluni dolosamente dissennate)», tanto da incidere sul crac della banca.
 

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