ANCONA - Erano riusciti a violare il sistema informatico di Banca Marche, accedendo al conto di un correntista. Con due transazioni gli avevano spillato poco più di 3mila euro. Sono finiti a processo con l’accusa di frode informatica due hacker napoletani, di 33 e 37 anni, a cui la procura contesta il raggiro in cui nell’estate del 2017 era finito un avvocato del foro di Ancona.
Il dibattimento è in corso davanti al giudice Lamberto Giusti.
La ricostruzione
La frode risale a quel periodo in cui l’old bank era ormai fallita e si era costituita la Nuova Banca Marche, passaggio precedente all’acquisizione definitiva da parte di Ubi al costo simbolico di un solo euro. È forse approfittando di quel momento di transizione che avevano agito i due hacker napoletani. Stando a quanto contestato dalla procura, in qualche modo i due imputati erano riusciti ad entrare nel sistema informatico dell’istituto bancario, accendendo a dati sensibili e manipolando i conti correnti. Nel mirino degli imputati era finito l’avvocato anconetano. A sua insaputa dal suo conto erano partite due transazioni.
Le operazioni
Un primo bonifico era stato indirizzato a un conto intestato al 33enne finito sotto processo. Valore dell’operazione: 771 euro. Successivamente, una seconda transazione di denaro era finita sul conto del secondo imputato, il campano di 37 anni. A lui erano stati indirizzati 2.400 euro. Il tutto, ovviamente, tenendo all’oscuro il correntista di Banca Marche. Il legale, una volta notati gli ammanchi, aveva subito sporto denuncia alle forze dell’ordine. Non era stato difficilissimo risalire ai due presunti hacker, perché i bonifici erano indirizzati ai loro conti personali. Entrambi, assistiti in udienza dall’avvocato Jacopo Saccomani, rigettano le accuse. Il legale beffato non si è costituto parte civile: la banca aveva poi provveduto a rimborsare parte del maltolto.