Banca Marche, Vegas: «Per i bond
subordinati i rischi erano evidenti»

Giuseppe Vegas
Giuseppe Vegas
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Lunedì 9 Maggio 2016, 13:30
MILANO - I prospetti dei bond subordinati delle banche poste in risoluzione (compresa Banca Marche) sono «stati redatti nel rispetto delle regole di trasparenza previste dalle norme sul prospetto informativo» e «hanno dato massima evidenza a tutti i fattori di rischio connessi alla complessità degli strumenti e alla situazione in cui versavano le banche», specificando anche il rischio di «perdere l'intero capitale investito». Lo ha detto Giuseppe Vegas, presidente della Consob, nel suo discorso al mercato finanziario, difendendo il lavoro dell'authority.

 «Le vicende relative alla liquidazione delle quattro banche non mettono in discussione la validità di di fondo dei modelli di vigilanza sulla prestazione dei servizi d'investimento» ha sottolineato Vegas, ricordando che «il nostro modello di vigilanza è stato esaminato e positivamente valutato sia dal Fondo monetario internazionale, in occasione del Financial Assessment Program condotto sull'Italia nel 2013, sia dall'Esma, in occasione delle prassi di vigilanza sull'applicazione della Mifid».    Vegas ha ricordato che dal 2007, anno di introduzione della Mifid, «Consob ha realizzato circa mille interventi di vigilanza in materia di servizi di investimento» con una copertura di «circa il 90% del risparmio investito in strumenti finanziari riconducibili a clientela retail, mentre le verifiche ispettive hanno riguardato il 55% circa del mercato». «Ciò nonostante - ha aggiunto Vegas - Consob sta facendo tesoro dell'esperienza così maturata nell'orientare e affinare ulteriormente le sue prassi di vigilanza». Il presidente della Consob ha anche ribadito, come aveva fatto in audizione davanti al Senato, come il fenomeno delle obbligazioni subordinate diventate "carta straccia" sia stato circoscritto: «L'importo in possesso della clientela retail, al 30 giugno 2015, era di 374 milioni di euro, pari all'1,17% del totale» dei bond subordinati emessi da banche e detenuti da risparmiatori.
 
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