Nomina del segretario dell'Autorità portuale di Ancona, ora Acquaroli deve dimostrare se vuole bene a FdI o alle Marche

Francesco Acquaroli, presidente della giunta regionale delle Marche
Francesco Acquaroli, presidente della giunta regionale delle Marche
di Andrea Taffi
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Giovedì 23 Settembre 2021, 04:05 - Ultimo aggiornamento: 11:44

ANCONA - Era solo questione di tempo. La proprietà e la paternità delle scelte del governatore Francesco Acquaroli sono state uno temi politici del primo anno del nuovo governo del centrodestra. L’inquilino di palazzo Raffaello ha dimostrato una buona capacità di equilibrio, ha aperto molti dossier secondo le sfide lanciate in campagna elettorale - pandemia permettendo - e ha ascoltato tutti. Ma sulla proprietà delle scelte ha seguito una linea spesso nel solco del partito.

«Normale condivisione di orientamenti» aveva risposto il governatore su queste colonne, difendendo la propria autonomia decisionale rigettando la critica di una normalizzazione politica della amministrazione regionale (con annessa eterodirezione). 


Il banco di prova
Il bivio del porto può diventare un antipatico banco di prova, perché per la prima volta il governatore dovrà dimostrare, sul punto preciso e non in termini di progettualità, se e quanto ha a cuore gli interessi delle Marche.

Fuori dai denti: se davvero dovesse passare la linea di un segretario scelto dall’Abruzzo (o da Fratelli d’Italia), Acquaroli rischierebbe di avallare la scelta di un tecnico che, inevitabilmente per matrice politica o semplice padrinaggio, sarebbe chiamato a guardare con un occhio interessato al territorio che lo ha chiamato a una poltronissima da 200mila euro.

Al territorio abruzzese cioè, che già dai mesi scorsi ha intrapreso una battaglia politica e corporativa (vedi il manifesto di Confindustria Chieti-Pescara fatto firmare a tutti i parlamentari abruzzesi: a qualcuno nelle Marche fischiano le orecchie?) per la revisione dei corridoi europei con l’intento di far passare la via trasversale Ploce-Barcellona da Ortona (e non da Ancona) per Civitavecchia, appunto. 


Tertium non datur
Quindi non esiste terza via per il governatore Acquaroli: se accetta la scelta del suo partito e/o dell’Abruzzo, al primo container deviato da Ancona che sbarcherà a Ortona si troverà alle costole i rappresentanti della prima industria della regione a palazzo Raffaello. La questione della riapertura della stazione marittima evidenzia già un paradigma: smontare un pezzo alla volta il mandato di Giampieri per appiattire il grip sul capoluogo della sindaca Mancinelli. Strategie, si dirà. Ma nel gioco dei piani sovrapposti (Authority, Regione, Comune) si rischia di perdere il bandolo della matassa che in questo momento è il porto (e un’economia) completamente bloccato.

L’assessore regionale alle Infrastrutture Baldelli - che sta seguendo la revisione dei corridoi europei dopo aver conquistato l’allungamento della via Baltica-Adriatica - confida di avere luce verde anche per il corridoio trasversale Ancona-Civitavecchia che ha gli stessi pro e contro di Ortona: una via stradale comoda, l’interporto lungo la strada (Manoppello in Abruzzo, Jesi nelle Marche), una ferrovia con tempi da anteguerra in fase di progettazione per la velocizzazione. Sui numeri tecnici dei due scali, invece, non c’è partita.

Peraltro, così come Grasso (e magari senza ricorrere alle scelte di scuderia), nella lista dei 52 aspiranti, Acquaroli potrebbe trovare figure locali tecnicamente di spessore: Gloria Lucarini, ex segretario Ap Ancona o Massimo Montevecchi (unico italiano componente del Comitato dragaggi internazionale). Era solo questione di tempo: ora che la strada per il governatore si è fatta stretta, vedremo se le doti da equilibrista lo aiuteranno a trovare la luce.

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