Allarme alluvione, nessuna traccia dei testi delle registrazioni: non ha funzionato la memoria del centralino della sala della Protezione Civile

Allarme alluvione, nessuna traccia dei testi delle registrazioni: non ha funzionato la memoria del centralino della sala della Protezione Civile
Allarme alluvione, nessuna traccia dei testi delle registrazioni: non ha funzionato la memoria del centralino della sala della Protezione Civile
di Federica Serfilippi
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Giovedì 22 Settembre 2022, 03:20 - Ultimo aggiornamento: 11:15

ANCONA - Il cruccio dell’inchiesta non è capire perché non è stata diramata l’allerta meteo sulla maggior parte dei territori colpiti dall’alluvione, ma sui motivi che hanno causato quello che, almeno dai primi accertamenti investigativi, sembra essere stato un corto circuito comunicativo fatto di avvisi mancati e tardivi. Tra Regione, Protezione Civile, Comuni e tutti quegli enti preposti a mettere in guardia sullo stato di emergenza legato alla piena dei fiumi. Corto circuito che sfiora il paradossale. Non c’è traccia, infatti, delle registrazioni delle chiamate fatte al centralino della Suop (Sala Operativa Unificata Permanente, una sorta di centrale operativa della Protezione Civile aperta H24) da parte di chi, per tutta la durata dell’alluvione, aveva bisogno di aiuto. Il sistema che memorizza ogni conversazione risulta essere fuori uso dallo scorso aprile. 

La falla

Un disservizio, di cui pare che la Regione non fosse al corrente fino all’altro giorno, emerso nel corso dell’attività investigativa che ha portato i carabinieri forestali e del Nucleo Investigativo ad acquisire quanta più documentazione possibile relativa ai fatti del 15 settembre, scandagliando archivi comunali e regionali. La conseguenza della falla sull’inchiesta aperta per omicidio colposo plurimo e inondazione colposa? Ad oggi l’assenza di una fonte di prova, essenziale per capire il contenuto delle richieste, la concitazione di quei momenti e il rispetto dei protocolli. Proprio perchè manca l’ossatura delle telefonate, gli investigatori stanno acquisendo i tabulati telefonici delle persone (non si sa ancora il numero esatto, ma uno storico c’è) che il 15 settembre si sono rivolte al centralino.

Sempre per ricostruire la cronistoria della tragedia, oltre ad acquisire i piani di emergenza comunali, i verbali dei Coc (alcuni dei quali aperti manualmente, perché mancava la corrente) e altri documenti, i carabinieri hanno provveduto a fotografare i registri di chiamate di alcuni sindaci delle zone alluvionate e le richieste di aiuto da loro ricevute.

L'allarme partito alle 22

Dalla Protezione Civile, l’allarme sarebbe partito alle 22, quando il livello idrometrico del Misa aveva superato la soglia di allarme in zona Bettolelle. Era tardi: la piena aveva già fatto morti e danni a monte. Da Sassoferrato, primo paese colpito della provincia dorica, a Senigallia passano 50 chilometri: la pioggia è iniziata a scendere incessante da metà pomeriggio, come testimoniano video e foto postate sui social. Cosa è stato fatto in quel lasso di tempo, partendo dal presupposto che qualcuno si deve pur essere accorto dell’emergenza in atto? Stando alle testimonianze degli alluvionati, i messaggi di allerta sono arrivati da un tam tam social: creato non dagli enti preposti ma da amici e conoscenti che avevano visto i corsi d’acqua ingrossarsi in maniera minacciosa. Il rischio La procura sta valutando anche se le 11 vittime abbiano perso la vita in località di rischio del Pai (Piano Assetto Idrogeologico), fattore che inciderebbe sull’obbligo giuridico o meno dei Comuni, anche in presenza di un bollettino meteo di allerta, di avvisare i cittadini. Stando alla cartografia dell’Autorità di Bacino, Castelleone di Suasa e Barbara non sarebbero comprese tra le aree a rischio alluvione. Tra quei territori si cercano ancora il piccolo Mattia Luconi, 8 anni, e la 56enne Brunella Chiù. Gli investigatori hanno già sentito a sommarie informazioni due sopravvissuti: la mamma del bimbo, Silvia Mereu, e Simone Bartolucci, figlio di Brunella e fratello della 17enne Noemi, morta. 

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