Scomparso in mare da un anno. La moglie del pescatore Castellani: «È stato un malore»

Vincenzo Castellani
Vincenzo Castellani
di Giulia Sancricca
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Mercoledì 17 Febbraio 2021, 05:40

PORTO RECANATI - «Quello che mio marito aveva per il mare era un amore indescrivibile. Sono sicura che il mare lo abbia abbracciato e ora se lo tenga stretto». Un pensiero che lenisce le ferite e prova a colmare il vuoto che Vincenzo Castellani ha lasciato alla sua famiglia, alla moglie Anna Rombini e alle sue quattro figlie, dal 21 febbraio dello scorso anno. Per ricordare il pescatore 51enne, ad un anno dalla sua scomparsa avvenuta in mare, senza che il suo corpo sia stato mai restituito dall’Adriatico, ci sarà una cerimonia organizzata per domenica. 


«Come famiglia - spiega la moglie -, insieme all’associazione Piccola Pesca, abbiamo chiesto la celebrazione di una messa in suffragio, alle 10.45, nella chiesa del Preziosissimo Sangue.

Mi ha contattato il sindaco Roberto Mozzicafreddo: a maggio scorso dedicò la giornata dei lavoratori a Vincenzo e questo ci fece molto piacere, perché credo che i pescatori facciano parte di una categoria spesso dimenticata. Per il primo anniversario, invece, il sindaco ha proposto un momento di raccoglimento che si terrà a mezzogiorno, al monumento dei dispersi in mare di via Palestro».

Due momenti per ricordare e per riflettere, mostrando vicinanza alla famiglia che, a distanza di un anno, non ha ancora un corpo su cui piangere. «Questa è la cosa più difficile da superare, anche a causa della legge che richiede trascorra tanto tempo dalla scomparsa per avere un certificato di morte - racconta la moglie con una forza che sorprende e che traspare anche dal tono della voce -. Con tutta la burocrazia la famiglia viene lasciata sola, ma io sono una donna che non cerca protezione, sono forte per conto mio. Io e mio marito avevamo costruito tanto insieme e se io non mi fossi fatta forza sarebbe crollato tutto ciò che avevamo realizzato».

Il pescatore, quella mattina di un anno fa, era uscito all’alba con la sua barca Anna, il nome di sua moglie, senza fare più ritorno a casa: «Eravamo sposati da poco - dice la donna - quando mio marito un giorno venne da me e mi disse che voleva dare il mio nome alla barca. Era un pescatore romantico. Mi diceva sempre che non si poteva descrivere a parole l’alba, in silenzio, in mezzo al mare. È stato con me per 35 anni e ora quel mare se l’ha portato con sé». Una delle ipotesi più accreditate sulla scomparsa del pescatore fu quella del malore, di cui la moglie è convinta. 


«Mio marito era un abilissimo nuotatore - dice -. Solo un malore immediato può aver avuto la meglio. Se si fosse accorto di stare male si sarebbe accasciato in barca e se non fosse stato un malore, candendo in mare, avrebbe avuto la prontezza di togliersi gli stivali e gli abiti pesanti». Ma con la forza che la contraddistingue Anna Rombini vuole combattere affinché nessuna famiglia provi più questo dolore. «Bisognerebbe obbligare i marinai - dice - di portare con loro un Gps che localizzi la posizione di chi esce in mare».

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