MACERATA - Caos e contestazioni all'Università di Macerata in occasione del convegno "Maternità In-Attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza" organizzato da Pro Vita & Famiglia Onlus con la Regione Marche, il Centro di Aiuto alla Vita di Loreto e la Federazione Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana Regione Marche e dall'Opa - Osservatorio Permanente sull'Aborto. I contestatori accusano l'evento di essere "propaganda mascherata senza riscontri scientifici". Secondo gli organizzatori invece "Il nostro scopo è difendere il diritto alla salute delle donne e il loro diritto anche a non abortire. Ma loro lo volevano impedire. È questa la libertà che professano? Sono questi i diritti e la democrazia di cui si ergono a paladine?"
I contestatori: «Solo propaganda»
"È davvero grave che tante autorevoli istituzioni - spiega Elisabetta Piccolotti dell’Alleanza Verdi Sinistra -, dalla Regione Marche ad ordini professionali, si siano prestate a patrocinare un convegno in cui una visione confessionale viene spacciata per formazione, per giunta con il riconoscimento di crediti professionali a chi lavora negli ospedali.
Gli organizzatori: «Odio e violenza»
«Decine di femministe hanno occupato la biblioteca statale di Macerata per impedire lo svolgimento del Convegno "Maternità In-Attesa. Preservare la salute della donna in gravidanza" organizzato da Pro Vita & Famiglia Onlus con la Regione Marche, il Centro di Aiuto alla Vita di Loreto e la Federazione Consultori Familiari di Ispirazione Cristiana Regione Marche e dall'Opa - Osservatorio Permanente sull'Aborto. Lo fa sapere la stessa Pro Vita &Famiglia sostenendo che «le femministe hanno urlato a chiunque si avvicinasse al tavolo dei relatori per parlare ai microfoni. In più hanno affisso volantini e striscioni contro il convegno e con espliciti riferimenti sessuali e occupato quasi tutte le sedie della sala». «Il nostro scopo - afferma Francesca Romana Poleggi, membro del Direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus - è difendere il diritto alla salute delle donne e il loro diritto anche a non abortire. Ma loro lo volevano impedire. È questa la libertà che professano? Sono questi i diritti e la democrazia di cui si ergono a paladine? Soltanto l'intervento della Digos ha permesso, seppur in estremo ritardo, l'avvio del convegno. Nel lasciare la sala hanno rovesciato le sedie e sparato coriandoli lasciando sporcizia a terra. Inoltre molte persone interessate al dibattito - conclude - sono comprensibilmente andate via, spaventate dal clima di odio e di violenza»
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