Macerata, Traini di nuovo dal giudice
Oggi l'udienza in Corte d'Appello

Macerata, Traini di nuovo dal giudice Oggi l'udienza in Corte d'Appello
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Giovedì 26 Settembre 2019, 04:55
MACERATA -  Il 3 ottobre scorso fu condannato a 12 anni per strage a sfondo razziale. Oggi Luca Traini proverà a convincere i giudici d’Appello a riformare la sentenza di primo grado.È fissata per questa mattina l’udienza dinanzi ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Ancona. I magistrati dorici dovranno stabilire se confermare la condanna di primo grado o riformare la sentenza dei loro colleghi maceratesi.

Il 30enne tolentinate il 3 febbraio del 2018 mise sotto assedio la città di Macerata sparando dalla sua auto contro uomini e donne di colore che incontrava per strada. Una violenza generata dalla notizia sentita in radio sulle modalità con cui Innocent Oseghale aveva martoriato il corpo della giovane Pamela Mastropietro. Per i giudici della Corte d’Assise che lo hanno condannato a 12 anni di reclusione, Traini avrebbe agito mosso da odio razziale e le vittime non sarebbero state solo quelle che si sono costituite parte civile, «bensì l’intera cittadinanza costretta, in parte, a vivere momenti di autentico panico, in parte a subire l’esperienza traumatica di una sorta di coprifuoco imposto dalle autorità, fra l’altro, gli alunni di tutte le scuole di Macerata venivano, per ovvie ragioni di sicurezza, trattenuti in classe oltre l’orario di normale conclusione delle lezioni, sino all’arresto dello stragista». Questa mattina l’avvocato Giancarlo Giulianelli spingerà su tre aspetti: la riqualificazione del reato di strage (per il legale il reato andrebbe configurato in uno, al massimo due tentati omicidi, mentre le altre sarebbero semplici lesioni); il riconoscimento di una capacità di volere grandemente scemata al momento del fatto (come evidenziato dal consulente di parte, Giovanni Battista Camerini) e l’insussistenza dell’aggravante dell’odio raziale. «Non ha mai sparato alle persone di colore in quanto tali – ha spiegato Giulianelli –, lo ha fatto perché lui ce l’aveva con i pusher e riteneva che a Macerata gli spacciatori fossero tutti di colore»
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