MACERATA «Il nido dell’ospedale di Macerata e sempre più vuoto di personale». L’allarme arriva dal segretario territoriale Uil Fpl, Andrea Santavicca. «Di recente - dice - all’Ast di Macerata, dopo ben 41 anni di servizio, è andata in pensione un’altra puericultrice. Una figura professionale un tempo formata appositamente e dedicata specificatamente a coadiuvare la mamma nell’accudimento. Compiti che oggi sono affidati all’infermiere. Ecco perciò - evidenzia - che nel Dipartimento pediatrico troviamo che gli infermieri prestano servizio nella unità operativa di degenza della pediatria, ma anche in neonatologia e al nido. Ma quando gli infermieri non sono ben dimensionati, perché sono obiettivamente pochi o anche solo male organizzati, quando qualcuno è assente o anche va in pensione e non viene prontamente sostituito, si possono creare carenze che potrebbero potenzialmente mettere in serio rischio sia la salute dei piccoli degenti che quella delle loro mamme».
Allora Santavicca accende i riflettori sul punto nascite di Macerata «il secondo delle Marche per numero di nascite.
Ecco dunque la segnalazione all’amministrazione dell’Ast di Macerata di «alcune carenze che evidenziano in particolare il probabile sottodimensionamento dell’organico infermieristico dedicato al nido e quindi anche a supporto delle neo mamme. A fronte delle precise direttive ministeriali, che prevedono un organico di un infermiere in servizio per ogni sette neonati, all’ospedale di Macerata che conta mediamente 14 culle l’organico risulta pericolosamente sottodimensionato. Solo un adeguato numero di infermieri dedicato al nido potrà garantire l’assistenza necessaria e far sì che anche la pratica della rooming- in risulti piacevole per tutti e soprattutto scevra di rischi per il neonato stesso».
«Segnalazioni inascoltate»
Secondo Santavicca, però, «le nostre segnalazioni, sono rimaste pressoché prive di riscontro come tante altre. Il Servizio delle professioni sanitarie ha di fatto assegnato a questa Unità operativa soltanto dieci infermieri dei 12 che ne servirebbero per garantire una presenza costante di due unità per turno. Di questi dieci, uno è andato in pensione di recente e uno è assente da aprile e ancora non è stato mai sostituito. Inoltre due di queste dieci unità infermieristiche lavorano part time. Questo fatto ovviamente incide sui carichi di lavoro complessivi, non garantisce appieno il recupero psicofisico di chi lavora full time su tre turni può determinare potenziali scompensi assistenziali. A nostro avviso occorrerebbe quantomeno rivedere l’organizzazione interna».