MACERATA - Un mese, due, un anno. Nessuna risposta. Approccio italiano dal retrogusto amaro per quegli argentini in fuga dalla crisi economica del loro Paese ed approdati in Italia sulle orme dei loro avi. Per la verità i problemi li stanno avendo quelli che hanno chiesto la cittadinanza al Comune di Macerata, le altre municipalità hanno accolto le richieste senza colpo ferire nel giro di poche settimane.
La situazione
Il principio è quello dello ius sanguinis.
Il problema sarebbe il riconoscimento della firma digitale sui documenti opportunamente legalizzati dal Ministero argentino e prodotti in Italia. Il Comune di Macerata dice che debbono essere verificati, contrariamente a quanto peraltro accade in molti altri Comuni della provincia. Gli uffici dello stato civile hanno due anni di tempo al massimo per accogliere o rigettare la richiesta, le pratiche degli aspiranti maceratesi sono ferme. Sembra solo burocrazia ma la questione investe direttamente le persone costrette ad emigrare per cercare la fortuna nel Paese dei loro avi: non si parla evidentemente di benestanti che possono permettersi di attendere anni, per avere risposte ad esigenze vitali. Peraltro, ulteriore perla della burocrazia italiana, questi stranieri non possono nemmeno lavorare.
Il problema
I giovani argentini che chiedono la cittadinanza italiana facendo ricorso allo ius sanguinis non hanno risposte da molti mesi in virtù del fatto che il Comune di Macerata dice che la cittadinanza non è concepibile senza verifica in Italia dei documenti del governo argentino e chiede lumi a prefettura e Ministero (che non rispondono) mentre a pochi chilometri di distanza le cittadinanze vengono concesse nel giro di poche settimane.