Concessioni, prende forma la rivolta dei balneari: «Siamo anche pronti a non riaprire»

Concessioni, prende forma la rivolta dei balneari: «Siamo anche pronti a non riaprire»
Concessioni, prende forma la rivolta dei balneari: «Siamo anche pronti a non riaprire»
di Emanuele Pagnanini
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Martedì 16 Novembre 2021, 07:40

CIVITANOVA  - L’Abat non si arrende di fronte alla sentenza del Consiglio di Stato che vieta ogni forma di proroga delle concessioni di spiaggia dopo il 31 dicembre 2023. L’associazione che riunisce gli operatori balneari della provincia ha inviato un documento alla regione evidenziando i punti da sostenere per evitare l’asta delle concessioni


È indirizzata al presidente Francesco Acquaroli, all’assessore al demanio, Guido Castelli e alla commissione demanio. In questo modo la categoria vuole al proprio fianco il governo regionale durante la conferenza Stato-Regioni durante la quale si parlerà anche della sentenza. L’Abat, ma anche altre associazioni di categoria, come estrema ratio mettono sul tavolo l’ipotesi di non aprire gli stabilimenti balneari «creando così un abbassamento del Pil nazionale». Ecco i punti del documento firmato dalla presidente Abat Mara Petrelli.

«In primis, è necessaria una mappatura delle concessioni classificandole per valenza turistica delle regioni – si legge nella nota –. Le Marche sono da tempo state classificate in classe turistica B, media valenza turistica. Ma ci sono regioni dove si paga l’ingresso in spiaggia e dove il turismo è sicuramente più sviluppato classificate nella categoria bassa valenza turistica, pagando canoni di concessione molto più bassi». Dunque si rivendica l’esigenza di una nuova classificazione che tenga conto di ubicazione geografica, potenziale di attrazione e dimensioni.

Ma il punto centrale rimane il no al blocco delle proroghe tra poco più di due anni. Si ricorda che «la forza di queste attività sta proprio nel fatto di essere state tramandate da generazione in generazione, fino a costituire un settore primario nell’economia regionale, facendo superare i momenti di crisi ad altri settori». Quindi illustrata la natura delle concessioni in cui i balneari non hanno la proprietà del suolo ma di tutto ciò che vi è sopra sì, «realizzato con nostri investimenti privati e voluto da precedenti governi per rilanciare il turismo, autorizzando ogni costruzione». 


«Non è possibile che la sentenza abbia dato solo due anni di tempo per tutelare esclusivamente le pubbliche amministrazioni – si legge ancora nella lettera – ed è inaccettabile che l’Italia sia trattata in maniera ingiusta e differente rispetto ad altre realtà europee: in Francia, Spagna e Portogallo hanno avuto proroghe lunghissime e permessi mai contrastati dall’Europa. Pretendiamo dal nostro governo soluzioni identiche». «In conclusione – così termina il documento – chiediamo che la Regione Marche si faccia carico di questa realtà e esponga con forza le sue esigenze al Governo, tenendo conto che le stesse problematiche valgono per altre realtà come le concessioni cantieristiche, portuali e commerciali sul demanio».

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