Olio e vino nelle Terre d’Arengo, storia di eccellenza. C'è un vitigno della tipologia Piwi: il Solaris

Olio e vino nelle Terre d’Arengo, storia di eccellenza
Olio e vino nelle Terre d’Arengo, storia di eccellenza
di Raffaello De Crescenzo
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Sabato 3 Febbraio 2024, 03:55 - Ultimo aggiornamento: 11:41

Dalle olive al vino, passando per l’ospitalità e la ristorazione: tutto ciò è racchiuso nell’ambizioso ed intrigante progetto che Emidio Ciotti ha avviato e che sua figlia Anastasia, assieme al compagno Manuel Pasquali, stanno sviluppando tra Ascoli e Castel di Lama. I due giovani, accomunati dall’amore per la propria terra, oggi si dividono tra la passione per il mondo agrario, che porta il nome di Terre d'Arengo, e quella per l’ospitalità, che si esalta nel cuore di Ascoli Piceno, all’interno del meraviglioso Palazzo Ciotti. 

L’oliva ascolana

Parlare di Ascoli significa parlare anche di oliva ascolana, in particolar modo quella tenera, necessaria principalmente per la realizzazione di un prodotto che tutto il mondo ci invidia, ma anche come eccellente materia prima per la produzione di olio. Ecco così che giungiamo alla terza realtà del gruppo: il ristorante Agorà, in Piazza Arringo, dove le olive ascolane regnano sovrane. Palazzo Ciotti, risalente al 1500, è stato aperto nel 2021 e attualmente conta 8 camere, cui se ne aggiungeranno altre in un progetto di hotel diffuso che coinvolgerà alcuni degli angoli più suggestivi del centro storico. Tutto questo fa parte di un piano di sviluppo enoturistico volto a valorizzare il Piceno e le Marche. Il progetto ha visto la luce proprio con il ristorante, nel 2018, cui poi ha fatto seguito la cantina, sita ad Appignano del Tronto, nata nel 2020. La cantina Terre d’Arengo sorge su una collina posta a 300 metri d’altezza, tra il mare Adriatico e i monti Sibillini. Nello stesso complesso produttivo anche un frantoio, cuore pulsante del progetto di valorizzazione enoturistica del territorio, che nei prossimi anni si svilupperà ulteriormente. 4000 piante di ulivo e alcuni ettari di vigneto, costituiscono l’attuale forza produttiva da cui si parte per ottenere olio, olive e la produzione enologica, pari a 20mila bottiglie.

I vitigni

I vitigni impiegati sono sia internazionali (chardonnay, pinot nero e merlot), sia nazionali (sangiovese), che locali (pecorino, passerina e montepulciano); inoltre, a ridosso di un laghetto presente all'interno delle stesse proprietà aziendali, si sta portando avanti anche un esperimento con un vitigno della tipologia Piwi: il Solaris. Le simpatiche etichette dei vini, sono frutto della creatività dello stesso Manuel Pasquali, enologo responsabile di produzione. I vini sono frutto di un terreno che porta con sé un’importante componente salina: «Tutto questo territorio - spiega Manuel - era interamente sommerso e ciò ci permette oggi di dar vita a vini sapidi, puliti e lineari, in cui si riscontra bene la coerenza dei vitigni impiegati». Pratiche agricole sostenibili, un ridotto uso di pesticidi e una gestione responsabile pongono l'azienda all’avanguardia. Non vi sono solfiti aggiunti all’imbottigliamento e le gradazioni alcoliche finali sono piuttosto moderate, arrivando al massimo a 13 gradi, per alcune vecchie annate di “Bufera”, uno dei rossi simbolo dell'azienda. Sono in tutto due i rossi attualmente prodotti, che si aggiungono a due bianchi e due bollicine. Un patrimonio enologico che si svilupperà nei prossimi anni grazie al lavoro di papà Emidio, supportato dalle idee, dalla voglia di crescere e dall’intraprendenza che Anastasia e Manuel mettono in campo.