Il pittore e regista Paolo Consorti: «Il mio addio al calcio per disegnare angeli»

Il pittore e regista Paolo Consorti: «Il mio addio al calcio per disegnare angeli»
Il pittore e regista Paolo Consorti: «Il mio addio al calcio per disegnare angeli»
di Luigina Pezzoli
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Domenica 22 Ottobre 2023, 05:55 - Ultimo aggiornamento: 11:55

Cavalletto, tavolozza, pennelli e tanti colori. Poi la fantasia faceva il resto. E’ così che si è formato il genio creativo del regista sambenedettese Paolo Consorti. Una vena artistica innata la sua, essendo cresciuto in una famiglia di artisti come racconta lo stesso sceneggiatore. «I miei genitori mi hanno sempre spronato a proseguire gli studi e maturare una formazione artistica. Già da bambino amavo rappresentare soprattutto gli angeli. E ricevere tutti gli strumenti per dipingere per me era il regalo più bello. La nostra, del resto, era una famiglia dove l’arte è sempre stata un elemento predominante. Mio padre Francesco era un rappresentante, e per un periodo ha avuto anche un negozio di strumenti musicali a San Benedetto. Lui amava suonare, aveva un talento naturale. A casa avevamo sia l’organo che il pianoforte, e lui suonava ad orecchio. I miei zii paterni, Ida e Giuseppe, originari di Ripatransone, amavano dipingere, soprattutto ritratti e paesaggi. E io da ragazzino ammiravo i loro lavori».


Mamma Antonia


E poi c’era mamma Antonia, nata e cresciuta in Sardegna «suo fratello amava dipingere, in casa avevamo appeso un suo dipinto: era un paesaggio. E’ così che ho conosciuto mio zio. E proprio recentemente la Rai Sardegna mi ha commissionato un docufilm intitolato “Mammai” in lingua sarda, disponibile su RaiPlay, che ho scritto e interpretato, con le musiche di Paolo Fresu. Si tratta di un viaggio autobiografico nella terra di mia madre, più precisamente ad Osini, in cui ho ripercorso in senso pittorico la sua infanzia». Tra coloro che hanno stimolato la sua passione per l’arte c’era anche un suo maestro, quando frequentava la scuola elementare lungomare Sud. «Era un pittore sambenedettese, Cini, ad ogni disegno mi metteva dei voti alti; e questo ha accresciuto molto la mia consapevolezza nel voler proseguire in questa direzione. Tanto che alle superiori mi sono iscritto al liceo Artistico a Porto San Giorgio per poi conseguire la laurea all’Accademia di Belle Arti di Macerata».

Qualche tempo dopo la Regione gli commissionò un quadro come omaggio a Papa Giovanni Paolo II in occasione della sua visita nelle Marche.


«L’opera s’intitolava “La moltitudine immensa”, una citazione di un passo dell’apocalisse di Giovanni. Fui scelto casualmente. Una mia opera, esposta in una galleria, piacque molto ad un dirigente della Regione tanto da proporre alla presidenza il mio nome per realizzare l’opera da donare a Papa Wojtyła. In cambio chiesi di poter allestire una mia personale al palazzo Ducale di Urbino ed andò benissimo». Alcuni anni fa, sempre per la Regione, ha realizzato un video per il Cinquecentenario di Papa Sisto V, girato a Montalto con Ivano Marescotti, accompagnato dal canto di Elio delle Storie tese. L’artista Consorti ha trascorso la sua gioventù dividendosi tra il quartiere dove abitava, nei pressi di via Voltattorni, dove la strada diventa un campo da calcio e la rotonda Giorgini «qui si parlava di tutto, ci piaceva stare insieme» ricorda. Intorno ai 15 anni fu scelto dalla società Calcio Vela con il ruolo di terzino nei campionati allievi giovanissimi under 20, allenava Marino Silenzi.


Il carisma del mister


«Un giorno io ed alcuni miei coetanei fummo convocati al campo Europa perché si teneva la selezione per entrare nella squadra. Il mister Silenzi fece il mio nome e capitai in una squadra molto forte, tra i miei compagni c’erano Pasqualino Minuti, Luigi Voltattorni e Massimo Angelini. Devo ammettere che non frequentavo assiduamente gli allenamenti e mister Silenzi me lo faceva notare – sorride il regista – Marino aveva un grande carisma, non faceva discorsi prolissi, a lui bastavano poche parole, ma sempre puntuali. Un personaggio che ricordo con grande affetto e ammirazione. In seguito partecipai, con la Pro Calcio, ad un campionato a Carpineto. Dovevamo affrontare allievi di squadre importanti come l’Inter, e mi resi conto che c’erano atleti molto più impostati fisicamente e preparati di me. Insomma tutto questo ridimensionò il mio sogno legato al calcio».
 

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