Un libro singolare che si intitola "L'enigma di Beatrice", romanzo dello jesino Ennio Perlini, editore Etabeta, viene presentato in questi giorni all'attenzione sia dei "dantisti" sia degli amanti della letteratura investigativa. In questo caso "giallo" sarebbe troppo, ma ci va vicino. Il punto di partenza è la Divina Commedia. Quello di svolgimento, per arrivare al finale attesissimo, è la sua rappresentazione teatrale (non la straconosciuta lettura tipo Benigni o tanti altri grandi), che avviene sopra un Carro dei Tespi, come ce ne erano tanti nel medioevo, con attori che interpretano ognuno una figura dantesca delle più note delle tre Cantiche.
La proposta innovativa
Ennio Perlini, al suo attivo altri scritti di solido interesse, si è posto l'interrogativo: fino ad oggi la "Commedia" è stata sempre rappresentata, nel modo migliore, da attori che la proponevano staticamente, presentandola, talvolta spiegandola. Ma senza attribuire un'azione ai versi ed ai personaggi, che hanno tutti una propria storia che attraversa ed ha attraversato secoli, che sono diventati importanti per noi quando eravamo studenti o quando li abbiamo incontrati nel lungo cammino che ci ha accompagnato sino ad oggi. Ma non avremmo mai pensato ad uno "spettacolo teatrale" in cui gli attori, di "piazza in piazza", recitino e illustrino, raccontino i propri personaggi.
Il ritorno al passato
Lo fanno attraversando borghi e campagne, che non sono più gli stessi, i secoli sono un tiranno che abbatte mura e orizzonti, ma lascia, talvolta, aleggiare fra i resti di una iconografia tanto cara, il ricordo, o l'immaginazione, di un ritorno possibile al passato, almeno idealmente.
Il mistero
Sarà lei stessa a svelarlo in punto di morte sotto forma di enigma. Perlini in questo è preciso. Quello che ci resta è la perfetta ambientazione, non un presunto sfoggio di cultura ma una reale passione per il mondo dantesco e non solo. Come dice Francesco Perlini nella prefazione, «l'autore dimostra talento ed esperienza fra le pieghe del suo lavoro. La sua penna ha trovato un brillante escamotage per insegnarci, raccontando, e per raccontare insegnando».