Dalla Divina Commedia il mistero di un delitto: "L'Enigma di Beatrice" scritto dallo jesino Ennio Perlini

Dalla Divina Commedia il mistero di un delitto: "L'Enigma di Beatrice" scritto dallo jesino Ennio Perlini
Dalla Divina Commedia il mistero di un delitto: "L'Enigma di Beatrice" scritto dallo jesino Ennio Perlini
di Giovanni Filosa
3 Minuti di Lettura
Giovedì 8 Febbraio 2024, 17:02

Un libro singolare che si intitola "L'enigma di Beatrice", romanzo dello jesino Ennio Perlini, editore Etabeta, viene presentato in questi giorni all'attenzione sia dei "dantisti" sia degli amanti della letteratura investigativa. In questo caso "giallo" sarebbe troppo, ma ci va vicino. Il punto di partenza è la Divina Commedia. Quello di svolgimento, per arrivare al finale attesissimo, è la sua rappresentazione teatrale (non la straconosciuta lettura tipo Benigni o tanti altri grandi), che avviene sopra un Carro dei Tespi, come ce ne erano tanti nel medioevo, con attori che interpretano ognuno una figura dantesca delle più note delle tre Cantiche.


La proposta innovativa

Ennio Perlini, al suo attivo altri scritti di solido interesse, si è posto l'interrogativo: fino ad oggi la "Commedia" è stata sempre rappresentata, nel modo migliore, da attori che la proponevano staticamente, presentandola, talvolta spiegandola. Ma senza attribuire un'azione ai versi ed ai personaggi, che hanno tutti una propria storia che attraversa ed ha attraversato secoli, che sono diventati importanti per noi quando eravamo studenti o quando li abbiamo incontrati nel lungo cammino che ci ha accompagnato sino ad oggi. Ma non avremmo mai pensato ad uno "spettacolo teatrale" in cui gli attori, di "piazza in piazza", recitino e illustrino, raccontino i propri personaggi.

Il ritorno al passato

Lo fanno attraversando borghi e campagne, che non sono più gli stessi, i secoli sono un tiranno che abbatte mura e orizzonti, ma lascia, talvolta, aleggiare fra i resti di una iconografia tanto cara, il ricordo, o l'immaginazione, di un ritorno possibile al passato, almeno idealmente.

Le pieghe della quotidianità, l'affetto e la simpatia ricevuti, fuori scena, dagli incontri con la gente, con il pubblico che ti offre da bere e mangiare prima di riprendere la strada per ricantare Dante e non solo, mentre una voce spiega il contenuto dei versi. «Lungo la narrazione del testo - dice Perlini, gli attori, finito lo spettacolo, non diventano anime spente. Hanno la loro vita, indipendente dal lavoro teatrale, a volte sentimentale, a volte meno, a volte burrascosa». Perlini gioca con la trama del suo romanzo, Beatrice Portinari, complessivamente e per sempre, è colei che già dal primo saluto, quasi da ragazzini, fece raggiungere a Dante la completa beatitudine. Mentre questo Carro dei Tespi rotola sulle pietre o sulle strade sterrate, per riproporre brani della Divina Commedia e dell'Eneide, recitati e commentati come dicevamo, in questo intreccio di azioni si allaccia l'interrogativo: chi ha avvelenato l'attrice nelle vesti di Beatrice?

Il mistero

Sarà lei stessa a svelarlo in punto di morte sotto forma di enigma. Perlini in questo è preciso. Quello che ci resta è la perfetta ambientazione, non un presunto sfoggio di cultura ma una reale passione per il mondo dantesco e non solo. Come dice Francesco Perlini nella prefazione, «l'autore dimostra talento ed esperienza fra le pieghe del suo lavoro. La sua penna ha trovato un brillante escamotage per insegnarci, raccontando, e per raccontare insegnando».

© RIPRODUZIONE RISERVATA