Dalle case rosse di Ancona un racconto oltre i confini. Il libro di Alessandro Moscè pubblicato anche in Egitto

Dalle case rosse di Ancona un racconto oltre i confini. Il libro di Alessandro Moscè pubblicato anche in Egitto
Dalle case rosse di Ancona un racconto oltre i confini. Il libro di Alessandro Moscè pubblicato anche in Egitto
di Saverio Spadavecchia
3 Minuti di Lettura
Giovedì 1 Giugno 2023, 10:24

Alessandro Moscè, scrittore nativo di Ancona ma residente da sempre a Fabriano, lo scorso anno ha dato alle stampe il romanzo "Le case dai tetti rossi", edito dall'editore Fandango. Il libro si è imposto all'attenzione dei lettori e degli addetti ai lavori e ha riaperto un tema ancora attuale: la malattia mentale e i luoghi di contenzione che una volta erano considerati delle carceri, cioè i manicomi fino all'ìntroduzione della legge Basaglia che ne ha determinato la chiusura. "Le case dai tetti rossi" verrà tradotto in lingua araba: sono appena stati ceduti i diritti dall'editore e dunque la vicenda raccontata da Moscè supererà i confini italiani e uscirà in Egitto, a Il Cairo.

La narrazione

La narrazione di Moscè è ambientata nella struttura anconetana di via Cristoforo Colombo 106, che ha definitivamente chiuso i battenti nel 1996, oggi è la sede di più attività, tra cui il centro operativo del Corpo Forestale, due asili nido, scuole di teatro e di musica. Dal libro di Moscè è in lavorazione una pièce teatrale da parte di una compagnia amatoriale di Fabriano, che porterà in scena alcuni dei protagonisti, voci isolate eppure protagoniste del cambiamento in atto da parte della psichiatria moderna alle porte del terzo millennio: in particolare il professor Lazzari, la trasposizione di Emilio Mancini, ex direttore del manicomio; Arduino, il giardiniere che curava le piante, gli alberi e i fiori e che regalava le rose alle donne manicomiate per strappare loro un sorriso; Nazzareno, l'omino che amava i travestimenti, i giochi di magia e che raccontava le barzellette.

Il tour

Alessandro Moscè sta continuando il tour di presentazione del romanzo che ha toccato, tra l'altro, molte città marchigiane, dove tra gli ospiti erano presenti medici, psichiatri e neurologi per fare il punto della situazione sullo stato di avanzamento del trattamento e delle cure del disagio mentale. "Le case dai tetti rossi", seppure si tratti di una fiction, ha senza dubbio dei risvolti sociologici su aspetti della vita comunitaria sui quali esiste ancora un certo tabù.

Afferma Alessandro Moscè: «Molti lettori mi hanno contattato perché hanno avuto a che fare con il manicomio di Ancona. Andavano a trovare un familiare, un amico, un vicino di casa. La cosa sorprendente è che in epoca relativamente recente anche ex prostitute, omosessuali, barboni, reduci di guerra, epilettici erano relegati tra quelle mura. La chiusura dei manicomi ha dato identità e dignità a queste persone che oggi condurrebbero una vita normale».

Gli affetti

Aggiunge l'autore che ha raccontato affetti familiari, i luoghi domestici, la comunione tra i vivi e i morti da quasi un trentennio «Mi è stato chiesto se i protagonisti dei tetti rossi torneranno a rivivere in un altro libro, cioè tra la gente comune, una volta tornati a casa. Non lo escludo, anche se per adesso sto scrivendo poesie e mettendo a punto un nuovo lavoro in versi che riguarda la mitologia personale, che però appartiene a chiunque».

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