Il porto si trasforma in una trappola
Pescherecci incagliati nella notte

Notte di passione per i pescherecci incagliati
Notte di passione per i pescherecci incagliati
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Mercoledì 21 Maggio 2014, 23:44 - Ultimo aggiornamento: 23 Maggio, 12:51
PORTO SAN GIORGIO - Il porto ormai diventato una trappola per i pescherecci. Il porto è ormai una trappola per i pescherecci. E in banchina scoppia la protesta.

Ieri notte, infatti, si è verificato quanto i lupi di mare sangiorgesi vanno presagendo ormai da mesi: due imbarcazioni sono rimaste incagliate sui fondali dell'ingresso dell'approdo. E praticamente tutti gli altri pescherecci hanno avuto non poche difficoltà ad entrare e a uscire dal porto con danni alle pompe, ai refrigeranti e ai filtri, per non parlare dell'erosione subita dalle chiglie: "Ora basta. Qui si sta giocando con le nostre vite e il nostro lavoro" il grido all'unisono della marineria. E già per oggi è stata convocata una riunione d'urgenza tra il Comune, la Marina e il Circomare. La notte di passione per i pescatori sangiorgesi è iniziata intorno alle ore 3,15 quando l'imbarcazione "Spirito Santo" di Giuseppe Rizza, al rientro in porto, è rimasta bloccata. Dietro di lui altri pescherecci costretti a invertire i motori per evitare la collisione.

Dopo una manovra durata quasi un'ora, lo "Spirito Santo" è riuscito finalmente a tornare in banchina. Inutile descrivere lo stato d'animo del suo proprietario: "Tutti si riempiono la bocca con la valorizzazione del pesce, organizzano sagre e feste di ogni tipo, Vongolopolis, Tipicità. Però se noi andiamo a fondo non importa a nessuno". Ad urtare il fondale, dopo Rizza, anche "Nonno Francesco" di Francesco Tarantini: "Ho toccato anche io" scuote la testa il marinaio. Stesso ritornello per il "Genio" di Riccardo Tarantini, impegnato a trainare i colleghi con il suo peschereccio, tra i più piccoli della flotta sangiorgese: "Ma nonostante le dimensioni della mia barca, ho raschiato il fondale anche io. Non era mai successo". Sul posto, per coordinare le operazioni, è arrivata una pattuglia del Circomare con, in testa, il comandante Giuseppe Quattrocchi. Data la pericolosità dell'evento, in acqua anche la motovedetta Cp 843 della Capitaneria di porto di San Benedetto del Tronto.

A fare le spese con i fondali è stato anche l"Aquilotto" del presidente dell'associazione armatori motopesca Giovanni Vagnoni. Anche lui, infatti, ha provato a prendere il largo ma, una volta arrivato all'imbocco del porto, è rimasto incagliato ed è stato costretto a tornare in banchina perdendo un'altra giornata di lavoro: "Anche martedì siamo rimasti fermi per lo stesso problema - confessa Vagnoni - stiamo distruggendo le imbarcazioni. Valuteremo a questo punto se fare una segnalazione alla Procura". "Così è impossibile lavorare. Siamo arrivati a un livello di rischio mai raggiunto prima. E oltre alla sicurezza in bilico, perdiamo anche giornate di lavoro" la chiosa di Saverio Nunzi, presidente della cooperativa produttori pesca.
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