Fermo, lite per le slot, ubriaco picchia
l'amico e lo manda in coma: arrestato

Fermo, lite per le slot, ubriaco picchia l'amico e lo manda in coma: arrestato
di Irene Natali
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Mercoledì 27 Febbraio 2019, 10:07
FERMO -Lesioni personali gravissime: è questa l’accusa per un artigiano che, lo scorso gennaio, ha violentemente aggredito un amico e collega di lavoro. L’uomo è al momento in carcere a Fermo, su disposizione del Tribunale della città: l’arresto è avvenuto ieri mattina. I fatti risalgono all’11 gennaio, davanti ad un bar del centro: è qui, a tarda notte, era avvenuta l’aggressione che ha finito per mandare in coma la vitima . I due uomini coinvolti si conoscevano, in quanto anche colleghi di lavoro: erano insieme all’interno.
 
A niente sono però serviti i tentativi di dialogo: la vittima è stata comunque colpita al volto, nonostante tentasse di non reagire alle provocazioni. Complice l’alto tasso alcolemico del carnefice, a poco è servito cercare di mediare. Secondo la ricostruzione effettuata dalla Polizia, ci sarebbe stata una vera e propria escalation violenta: prima gli insulti urlati, poi, mentre l’altro cercava di entrare in macchina per andarsene, i calci all’auto. Così, nel tentativo di calmare le acque, la vittima scendeva: una scelta che si sarebbe rivelata fatale, visto che poco dopo sarebbe caduta a terra, riversa da tre pugni inaspettati. Senza conoscenza.
 

Se in un primo momento, aiutata da un cliente del bar, la vittima era riuscita a riprendersi e tornare a casa, la situazione sarebbe peggiorata di lì a breve. Perché dopo tre giorni, avvertendo fitti dolori, l’uomo si recava all’ospedale: ricoverato per le lesioni riportate, il suo quadro clinico si aggravava ora dopo ora. Sarebbe presto entrato in coma, per un edema cerebrale diffuso con ipertensione endocranica: i medici hanno sciolto la prognosi dopo un mese, ma le condizioni del paziente rimangono tuttora critiche per via di una neurolesione.
 
Un episodio scaturito, probabilmente, da un debito di gioco alle slot machine: ma non è certo la causa principale. A partire dallo stato di ebbrezza in cui versava l’aggressore. L’imputato inoltre, era già noto alle forze dell’ordine per i suoi atteggiamenti pericolosi. Ed è proprio sulla base dei precedenti, che la Questura di Fermo ha predisposto la misura cautelare: per evitare che quei comportamenti si reiterassero, mettendo a repentaglio l’incolumità di altre persone. Gli agenti della questura di Fermo hanno rappresentato la personalità dell’aggressore alla magistratura, richiedendone appunto la custodia in carcere. La richiesta è stata dunque accettata, in attesa di ulteriori risvolti. Il reato di lesioni personali è stabilito dall’art. 509 del codice penale: concerne la lesione da cui deriva una malattia. Indipendentemente da un atto violento o dalla sua premeditazione, il focus è la malattia arrecata: la compromissione delle funzioni dell’organismo da parte del reo. Nel caso specifico delle lesioni gravissime, a differenza di quelle lievi o gravi, si tratta di lesioni che compromettono la salute della vittima in maniera permanente: la tipologia viene classificata in base ai giorni di prognosi.
 
Qualora la lesione sia dolosa, cioè vi sia l’intenzione di arrecare danno, le pena va dai sei ai dodici anni di reclusione. Questo dunque, in attesa della sentenza, è quanto rischia l’artigiano imputato: ora ci saranno i successivi accertamenti anche se, almeno, si può tirare un sospiro di sollievo per le condizioni del collega e amico ferito, uscito finalmente dal coma proprio in questi giorni.
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