Quelle radici lontanissime della pietra da scagliare

Quelle radici lontanissime della pietra da scagliare

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 19 Settembre 2021, 01:30

«La calunnia è un venticello», scrive il compositore marchigiano Gioacchino Rossini nel Barbiere di Siviglia. E in effetti il venticello della calunnia, prima o poi, lo può sentire chiunque. Nessuno ne è risparmiato. E specialmente “chi la fa, l’aspetti”, prima o poi tocca tutti. Nella società odierna purtroppo la maldicenza e la diffamazione sono diventate tristi sport, pratiche consuete delle quali si va persino fieri. Tanto da compiacersi e sentirsi fortunati quando la si spara così grossa da essere rilanciati da qualche social o tv. Cavalcare la calunnia offre emozioni a portata di click, senza un briciolo di coscienza per le sofferenze provocate nel prossimo. Sono impressionanti il degrado e la bassezza morale dei tanti ragazzi che vediamo tirare pietre. Pieni di rabbia e di violenza, incuranti del dolore altrui, sembrano desiderosi di vedere l’altro star male e si sentono più forti nell’umiliare platealmente la persona più debole.

Secondo Papa Francesco la calunnia è un peccato ma è anche qualcosa di più perché «vuole distruggere l’opera di Dio e nasce da una cosa molto cattiva: nasce dall’odio. E chi fa l’odio è satana». Ho assistito recentemente a un incontro che dovrebbe accendere un riflettore individuale e collettivo su questa nefasta dinamica sociale. Un bambino, ripreso da un educatore davanti ai genitori, ha cominciato a inveire ad alta voce, urlando parolacce di ogni tipo, sotto gli occhi del papà e della mamma. Inermi e per niente stupiti di una reazione così sproporzionata. Al contrario, appariva loro del tutto normale ciò che stava avvenendo. A meravigliarmi è stata proprio la totale mancanza di correzione da parte dei genitori. Non hanno battuto ciglio per le volgarità sconvolgenti di un bambino di dieci anni. Non hanno proferito parola, nemmeno un rimprovero. E non si tratta, purtroppo, di un caso isolato. Colpisce vedere come tanti bambini, fin dai sei anni d’età, rispondano male, con toni rabbiosi ai loro genitori. E gli insulti che riescono a proferire piombano sempre come pietre nel silenzio assordante di padri e madri. Figure così inermi e indifferenti da apparire imbalsamate.

Il Pontefice, durante un’udienza generale di qualche anno fa in piazza San Pietro riguardante la tematica della famiglia, ha affermato: «È ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio - perché si sono autoesiliati dall’educazione dei figli - e riassumano pienamente il loro ruolo educativo.

Speriamo che il Signore dia ai genitori questa grazia: di non autoesiliarsi nell’educazione dei figli. E questo soltanto lo può fare l’amore, la tenerezza e la pazienza».

L’educazione, da quando esiste l’umanità, trova le sue radici proprio nella stretta relazione genitori-figli. Nell’epoca della società liquida anche questo baluardo sembra decadere, lasciando il posto ad un pericoloso autolesionismo familiare e di conseguenza sociale. Ecco dove nasce, a mio avviso, il germe della calunnia. Se già in tenera età si considera l’altro come un nemico insopportabilmente irritante, così non ci si potrà meravigliare nel vedere quella stessa persona diventata biologicamente adulta pur restando sostanzialmente infantile e disumana. Si diventa grandi di età rimanendo piccoli; passano gli anni ma, di fatto, non si matura. Trovo che l’infantilismo sempre più diffuso tra gli adulti sia una piaga profonda e molto presente tra di noi. In una società nella quale è diventato normale ascoltare persone, anche avanti negli anni, piangersi addosso per traumi vissuti e mai superati della loro infanzia. Allo stesso modo sembra strano che in tanti si sentano appagati nel parlare male del prossimo. Ciò ha effetti sociali perché, lungo questa via dannosa per tutti, dalle maldicenze si passa alle offese più inaudite. E questo, anche attraverso le nuove tecnologie della comunicazione di massa, trova un pubblico accogliente. Ecco, quindi, il mondo dei social come riprova di un sistema sempre più marcio che promuove ed esalta chi grida inveendo contro qualcuno e silenzia qualsiasi opera buona. Sono queste le pietre della maldicenza, come quelle che Gesù insegna a non scagliare contro i fratelli e le sorelle.

* Associzione comunità Papa Giovanni XXIII

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