La COP28 va in casa dei petrolieri per frenare l’emissione di gas serra

La COP28 va in casa dei petrolieri
per frenare l’emissione di gas serra

di Roberto Danovaro
4 Minuti di Lettura
Giovedì 23 Novembre 2023, 07:00

Ormai sappiamo che le emissioni di gas serra sono per l’87% provocate dall’uso dei combustibili fossili (gas, petrolio, carbone) che, bruciando, producono principalmente CO2. Secondo il Global Carbon Atlas, nel 2021, il 31% delle emissioni globali di anidride carbonica è stato prodotto dalla Cina, seguita dagli USA con il 13,5%, l’India con il 7.3% e la Russia con il 4.7%. L’Italia è al diciottesimo posto con lo 0.9% (al pari della Gran Bretagna) e con un valore pari alla metà della Germania. I cambiamenti climatici e le conseguenti ondate di calore, così come le alluvioni e i relativi dissesti idrogeologici, sono dovuti alle attività umane: su questo la comunità scientifica non ha dubbi. Non serve negarlo, non serve ignorare il problema. Non si tratta di un’opinione all’interno di un dibattito politico, ma di dati incontrovertibili che stanno avendo effetti negativi in termini di vite umane, benessere e di economia. Un dato simbolico, a cui ne possiamo aggiungere centinaia di altri: solamente nel 2022, il caldo estivo ha causato oltre 60.000 morti in Europa, di cui più di 18.000 in Italia (fonte Nature Medicine). Agire è quindi una priorità urgente. Il problema è che, mentre l’adattamento a questi cambiamenti può essere fatto a livello locale e nazionale, il contrasto alle emissioni richiede la cooperazione di tutti i paesi del Pianeta. Per questo sono nate le COP, acronimo di Conference of Parties, ovvero le riunioni annuali dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC). La Convenzione è un trattato ambientale internazionale firmato durante la Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite, conosciuta come “Summit della Terra”, tenutasi per la prima volta a Rio de Janeiro nel 1992. Il trattato puntava alla riduzione delle emissioni dei gas serra responsabili del riscaldamento globale, ponendovi dei limiti: per raggiungere gli obiettivi preposti, sono stati stipulati degli accordi come il Protocollo di Kioto del 1997 (COP3). Più recentemente, nel 2015 (COP21), è stato stipulato l’Accordo di Parigi. L’obiettivo chiave del trattato è quello di mantenere «l’aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2°C rispetto ai livelli preindustriali».

Tuttavia, negli ultimi anni, i leader mondiali hanno sottolineato la necessità di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C entro la fine di questo secolo. Un obiettivo ambizioso e difficile ma necessario, poiché le evidenze scientifiche fornite dalle Nazioni Unite indicano che il superamento della soglia di 1,5°C rischia di scatenare impatti molto più gravi sui cambiamenti climatici, tra cui siccità, ondate di caldo e precipitazioni più frequenti e gravi. Per raggiungere questo obiettivo, le emissioni di gas serra devono diminuire del 43% entro il 2030. L’Accordo di Parigi ha rappresentato una pietra miliare per la lotta al cambiamento climatico perché vincola tutte le nazioni a combattere il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi effetti. È da questo documento che è nato anche il nostro Piano Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici di recente approvazione. I negoziati per il clima, arrivati alla 28° edizione (COP28), si svolgeranno quest’anno dal 30 novembre al 12 dicembre a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti: in quella sede, leader mondiali e le migliaia di negoziatori presenti, rappresentanti di governo, imprese e cittadini, dovranno dimostrare che la comunità globale è disposta e in grado di procedere speditamente con l’attuazione di azioni per il clima per proteggere le persone e il Pianeta. La COP28 ha il dovere di rinforzare il contrasto alla crisi climatica dichiarata anche dal Parlamento Europeo nel 2019. Un passo cruciale della COP28 riguarderà il Global Stocktake, ovvero il “bilancio globale” delle emissioni di gas serra (inclusa la CO2) prodotte dai diversi paesi per misurare i progressi verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Tuttavia, i conti sembrano non tornare, le emissioni sono ancora molto alte e sono numerosi i dati che indicano la necessità di adottare misure più efficaci per raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. La COP28 dovrebbe prendere decisioni importanti, ma la domanda è: riuscirà a farlo con una conferenza tenuta in uno dei principali esportatori di petrolio al mondo?

* Professore ordinario all’Università Politecnica delle Marche titolare dei corsi di Biologia Marina, Ecologia ed Etica ambientale

© RIPRODUZIONE RISERVATA