Pesaro tra cultura ed elezioni: prima di tutto il bene comune

Pesaro tra cultura ed elezioni: prima di tutto il bene comune

di Simonetta Marfoglia
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Sabato 15 Aprile 2023, 19:26

Scorrere i primi mesi del 2023 politico pesarese è come trovarsi in mano quei romanzi di cui si annusa la trama mentre cresce l’attesa: tu continui a leggere e andare avanti aspettando con l’acquolina del curioso il colpo d’ala, preludio al climax che avrà il suo apice esattamente tra un anno scarso, quando lo stellium degli eventi, con retrogusto ironico, poserà fiaccola della Capitale italiana della Cultura 2024 su una Pesaro in piena ansia da prestazione politica per le amministrative di primavera (e che per inciso riguarderanno il 90% dei 50 Comuni della provincia, compresi il cocapoluogo Urbino e Fano). E se in aggiunta ci mettiamo pure l’andamento, al momento pachidermico, dell’avvio della mole dei cantieri per i fondi legati al Pnrr, capisci di essere finito in un maelstrom frutto di rare combinazioni astrali che quando capitano sai già che non puoi concederti il lusso di errori, passi falsi, leggerezze. Vietato sbagliare o distrarsi. O ancora peggio sottovalutare. Soprattutto se sei il Pd e sei alla plancia del Comune dall’alba della Repubblica (pur cambiando pelle e nomi) e cominci tuo malgrado a risentire del nervosismo da accerchiamento tra Governo e Regione non più a te sodali e devi guardarti persino nel tuo stesso partito (mai prendere sottogamba il fuoco amico tanto più con le nuove direzioni rivoluzionate). Ergo all’appuntamento con la Capitale della Cultura con annessi e connessi bisogna arrivarci pronti: preparati e inattaccabili perché il centrodestra stavolta non aspetterà sul greto del fiume ma proverà ad aprire la diga sfruttando ed enfatizzando i punti deboli dell’avversario. La Lega, che pur su Pesaro ha contabilizzato abbandoni storici, si sta ristrutturando con segreterie rinnovate, mentre dalle parti di FdI si è ansiosi di passare all’incasso cercando di capitalizzare quanto più possibile l’onda ancora lunga del favore elettorale. Ma per dirla alla generale Patton, che di battaglie se ne intendeva, “bisogna accettare le sfide se si vuole provare l’euforia e il gusto della vittoria”. Il chairman di Pesaro Capitale è il vicesindaco e assessore alla Bellezza Daniele Vimini, in pole insieme ad Andrea Biancani come candidato sindaco visto che Matteo Ricci è arrivato a doppiare la boa del secondo mandato (e il suo futuro politico fa parte di un altro capitolo). Tra i due ci sarebbe un patto di non belligeranza, tenendo però in debito conto che anche Biancani è al fotofinish festeggiando nel 2025 i suoi 10 anni in Regione. È su Vimini che grava il fardello più pesante legato al successo dell’anno della Cultura. Le aspettative sono altissime a cominciare dal comparto del turismo e accoglienza. Gli albergatori hanno già venduto pacchetti solo spendendo il nome di Rossini, come dire basta la parola, e ora aspettano i contenuti del contenitore, ovvero calendalizzare e promuovere i 45 progetti del dossier “La Natura della Cultura” ideato da Agostino Riitano, il manager plurimedagliato per la sua creatività (da Procida a Matera) oggi direttore artistico della Fondazione Pescheria, l’istituzione che concentra i fondi, gestisce e attua i programmi di Pesaro Capitale. Ma Vimini, con la delega a intercettare fondi e risorse, ha anche il compito di seguire la partitona del Pnrr quella che per ora non prevede tempi supplementari e che sulla carta, al netto degli annunci, mira a trasformare Pesaro in un cantiere danaroso e operoso, dal San Domenico a Palazzo Almerici passando per il Mazzolari Mosca. In soldoni il domani è già oggi e la vigilia non può essere solo tattica di (ri)posizionamenti buttando anche un occhio, o forse anche due, su quello che uscirà tra un mese dal voto di Ancona. Per ora il flusso della politica pesarese è come un corso d’acqua carsico: sai che scorre, lo intuisci, però non affiora in superficie. Arriva qualche spruzzo, quello sì, più per inumidire e saggiare il futuro terreno di scontro che altro. Il centrodestra qualche ostacolo in verità ha già provato a piazzarlo: ora che è al governo della Regione ha tolto la presidenza del Parco San Bartolo rinnovando la governance e modificando gli equilibri. E a proposito di scontri per inciso siamo ancora alle bagatelle d’ordinanza e a propedeutiche schermaglie: polemiche per il trasferimento degli ambulanti, strade colabrodo, food truck da spostare come pedine della dama, Fondazione Pescheria (e torniamo a Pesaro Capitale) troppo accentratrice e poco trasparente. Giusto allenamenti da palestra. A controbilanciare il peso della Capitale della Cultura anche il cronoprogramma delle opere pubbliche da sempre un buon termometro elettorale. Sia visto da destra che da sinistra. Da una parte c’è la partenza dei lavori per il nuovo ospedale di Muraglia su cui il Pd da tempo sta rumoreggiando, dall’altra la conclusione della riqualificazione di quella fabbrica di San Pietro che è diventato il vecchio palasport di viale dei Partigiani (correva il 2015, l’anno secondo del Ricci I quando si dette il primo annuncio, giusto ieri l’ultimo sull’avvio dello stralcio finale). Qualcosa da avviare, qualcos’altro da terminare: operazioni speculari ma comunque al servizio della città e del bene comune che è sempre buona cosa tenere a mente. Pregasi annotare.

*Caposervizio di Pesaro del Corriere Adriatico

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