Giovanni Guidi Buffarini Opinionista e critico cinematografico

Il pubblico torna al cinema, ora stop alla clandestinità

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 12 Gennaio 2024, 06:45

Che anno è stato il 2023 per il cinema al cinema? «Sono tornate le file e c’è voglia di sala», afferma il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni. Analoghi toni soddisfatti ritrovo in ogni dichiarazione di figure istituzionali e rappresentanti di categoria che mi sia capitato di leggere. Vediamo quanto c’è di vero e quanto è giustificato l’ottimismo con cui si tende a guardare al futuro. Dovrò ammorbarvi con qualche dato. Pochi, tranquilli, e non pedanti: badiamo alle cose grosse. Dalla riapertura delle sale - fine aprile 2021 - e per tutto il 2022 e anzi sino ai primi mesi del 2023, gli incassi hanno fatto registrare stabilmente (mese su mese) un calo intorno al 50%, e spesso più ampio, rispetto al triennio 2017-19. Con la catastrofica punta del -80% di Natale 2021. Il 2023 si è chiuso con un calo intorno al 15%. Un recupero deciso. Dunque è stato davvero «Un anno importante» come titola Cineguru, sito in cui trovate tutte i numeri che volete, non vi bastassero quelli riportati in questo articolo. La cosiddetta "estate dei record", l’estate di "Barbenheimer" ha dato un grande e insperato contributo, prima c’erano stati "Avatar 2" e "Super Mario Bros.", poi la Cortellesi. A dicembre, viceversa, la forbice con l’ultimo triennio prepandemico è tornata ad allargarsi: -28%. E tuttavia, neppure il dato di dicembre è così brutto. Trovatemi una programmazione meno attrattiva di quella dell’ultimo Natale. I tre titoli di punta. "Wish", e vale a dire uno dei peggiori cartoon della gloriosa, centenaria storia Disney. "Santocielo": la commedia meno divertente che Ficarra e Picone abbiano mai fatto. Meglio di tutti - perché più carino e perché trainato dal divo Chalamet - ha incassato "Wonka": ma non conosco nessuno che morisse dalla voglia di vedere un nuovo film sul cioccolataio creato da Roald Dahl, Willy Wonka non è popolare come l’Uomo Ragno, come i giganteschi Na’vi di James Cameron, come Zalone o come la saga di "Star Wars". Con questi titoli non si potevano davvero pretendere sale affollate come ai bei tempi. Due dati ancora, a completare il quadro. Due dati, poi giuro che la smetto.

Nel 2022, solo 14 film avevano superato i 5 milioni di incasso. Nel 2023 sono stati 23, la media anteCovid non era di molto superiore. Questa è la cosa che mi pare più importante. Nei mesi successivi alla fine delle restrizioni, andare al cinema era un evento, schiodavi dal divano solo per pochi filmoni (o per ridurre al silenzio i piccini che scassavano oltre ogni umana sopportazione: «Mamma, mamma, mi porti a vedere i Me contro te? Mamma! Mi ci porti? Mi ci porti? Mi ci porti?»). Ora andare al cinema sta ridiventando una abitudine. L’ottimismo che leggo nelle dichiarazioni di questi giorni mi sembra però un po’ (tanto) eccessivo. I prossimi sei mesi, per esempio, saranno pressoché sguarniti di grosse produzioni americane: lo sciopero di sceneggiatori e attori ha bloccato a lungo i set. Affermare, come è d’uso in questi giorni, che la carenza di blockbuster aprirà spazi alle produzioni nazionali non ha molto senso. «Se fosse uscito Batman non sarei mai andato a vedere Pieraccioni ma Batman è slittato dunque compro il biglietto per Pieraccioni»? Non funziona così, sorry, il travaso di pubblico è la cosa meno automatica del mondo. D’accordo, è un problema contingente, una nuova mattonata sul cranio degli esercenti, non ci voleva proprio ora in pieno rilancio dopo tante sofferenze, ma i nostri esercenti hanno la testa dura, supereranno pure questa. Però nel nostro sistema cinema io vedo anche parecchi problemi strutturali, e non direi si stia lavorando per risolverli. Di molti ho scritto e più volte, in questa sede mi limito a uno che non credo d’aver mai citato. Prima del Covid, su ogni canale tv nazionale era facile imbattersi nei trailer dei film in uscita. Ora non più. Prima del Covid, era inevitabile incocciare, camminando per strada, nei manifesti dei film. Ora non più. Poca roba anche online: nessuna campagna che possa a buon diritto definirsi virale. Oggi si fa promozione mandando il regista da Fazio, l’attore della Venier e stop. Oggi il 90% dei film arrivano in sala da clandestini. La pubblicità funziona per qualsiasi merce tranne che per i film? Maddài.

*Opinionista e critico cinematografico

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