Scorsese, un film da Buffa d’oro. Il grande schermo non gli basta

Scorsese, un film da Buffa d’oro
Il grande schermo non gli basta

di Giovanni Guidi Buffarini
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Venerdì 15 Dicembre 2023, 07:15

Un anno di cinema sintetizzato dai Premi del Buffa, gli unici che contino, Oscar e compagnia valgono nulla. Premi a chi ha lavorato bene e a chi no (e non merita di passarla liscia). Buffa d'Oro (oro farlocco, vabbè, mica posso indebitarmi) a Martin Scorsese per “Killers of the Flower Moon”, il più bel film arrivato sul grande schermo, punto. Cinema politico senza lagna, cinema che non esiste schermo tanto grande da contenerlo, lungo tre ore e mezzo e non un istante di cedimento. E in coda la sorpresa clamorosa. Premio “Stai calmo, anzi no, continua ad agitarti che sei perfetto” a Keanu Reeves che in “John Wick 4”, il film dopo cui il cinema d'azione non dovrebbe più essere lo stesso, per tre ore filate stende tutti quelli che incrocia, non lo ferma manco il fiatone sulla scalinata di Montmartre, che pure Keanu ormai c'ha un'età. Premio “Così si fa un biopic” a Christopher Nolan per “Oppenheimer”. Zero informazioni inutili, niente aneddotica sterile, la vita del padre della bomba atomica riassunta in tre momenti chiave intrecciati fitto andando avanti e tornando indietro nel tempo ché nessuno può pretendere da Nolan che segua la cronologia, e va benissimo così. Premio “Tempismo perfetto” a Paola Cortellesi per “C'è ancora domani”. Non è il capolavoro che molti pretendono sia ma è il film giusto al momento giusto e fatto pure bene, e un film popolare ben fatto è una mosca bianca nel nostro cinema. Il che ci porta dritti all'assegnazione del Premio “Continuiamo così, facciamoci del male”: a quasi tutte le commedie italiane 2023, contraddistinte da assenza pressoché assoluta di rapporto con il presente o con il vissuto dei suoi autori, di una necessità purchessia. Filmetti informi a corto di idee, di ritmo, di gag. E a corto di pubblico. E no, non per colpa delle piattaforme, chiamate in causa per giustificare ogni flop. Il Miglior Titolo 2023 è “Anatar”: “Avatar” con le anatre al posto dei Na'vi di Cameron. Sospetto sia meglio fermarsi qua, al titolo, e immaginarselo il film. Io almeno così ho fatto. Se invece volete correre il rischio, “Anatar” sta su Prime Video. Miglior Ciclo proposto da una piattaforma: il (quasi) tutto Kaurismäki su Mubi.

Lungometraggi, cortometraggi, video musicali realizzati per la rock-band demenziale dei Leningrad Cowboys (voglio le loro scarpe a punta e il ciuffo a banana, allucinante). Il cinema di Kaurismäki al suo meglio è perfetta conciliazione degli opposti, la comicità mano nella mano con la tragedia. Il cinema di Kaurismäki è (sempre) un manifesto di irriducibile libertà. (Giovedì prossimo esce il nuovo film del Gran Finlandese, “Fallen Leaves”: aspettative altissime, dita incrociate). Premio “Bambini, non imitate lo zio Tom. Si sale sul treno quando è fermo al binario, muniti di biglietto” a Tom Cruise, che per prendere il treno (in corsa) si lancia dalla montagna col deltaplano ed entra nel vagone sfondando il vetro e non muore né si frattura. Sequenza che provoca le vertigini e da sola vale la visione di “Mission: Impossible - Dead Reckoning Parte I”. Premio “Volete capirlo o no che i supereroi hanno rotto?” a tutti i cinecomics di Marvel & Concorrenti con l'eccezione di “Guardiani della galassia 3” (di cui non desidero il 4, quel che c'era da dire essendo stato detto). Vent’anni fa, un film coi supereroi era un evento e una festa. Oggi ti rende felice come la scadenza della rata del mutuo. Premio “Però di Spider-Man cartoon ne voglio un altro” a “Spider-Man: Across the Spider-Verse”: quando il cinema industriale diventa cinema d'avanguardia. E La Macchia che buca lo schermo è il Cattivo dell'anno. Premio “Donatella Raffai” ai film europei dell'iniziativa Cinema Revolution, biglietto a 3 euro da giugno a settembre. Nel mucchio, ce n'erano di belli e ce n'erano di brutti. Quasi nessuno ha visto gli uni e gli altri perché nessun film ha goduto di uno straccio di promozione. Non basta pubblicizzare lo sconto: strano, eh? Infine, il Premio “Capolavoro inabissato” va a “Invelle” di Simone Massi. È stato a Venezia, a Roma (e a Corto Dorico, si parva licet). Ha raccolto applausi e recensioni entusiastiche. Ma non è previsto venga distribuito a breve. Spiegatemi che senso ha simile strategia, da solo non ci arrivo.

*Opinionista e critico cinematografico

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