La scorsa settimana la cabina di regia del Pnrr ha approvato una serie di modifiche al piano necessarie per conseguire i traguardi e gli obiettivi da raggiungere entro giugno 2026. Le revisioni in corso d’opera erano previste nel contratto con la Commissione Ue e sono del tutto fisiologiche. Le modifiche principali riguardano la rimodulazione e lo spostamento della spesa (definanziamento) da progetti che per varie criticità non si è in grado di completare entro i termini stringenti del 2026. Nel complesso la rimodulazione è stata pari a poco meno di 16 miliardi. Una parte consistente dei progetti definanziati sono relativi a interventi gestiti dalle amministrazioni locali. Questi progetti non saranno abbandonati ma saranno finanziati attingendo ad altre fonti di copertura. Le risorse del Pnrr sono dirottate verso interventi che garantiscono una maggiore velocità nell’allocazione delle risorse. Fra questi vi sono le misure di sostegno alla transizione digitale previste nella missione 1 del Pnrr. Non è un caso che il sostegno alla transizione digitale occupi il primo capitolo del Pnrr; per due ragioni. La prima è che il nostro paese è in ritardo su questo fronte e deve quindi accelerare al fine di recuperare terreno; il secondo è la centralità assunta dalla digitalizzazione ai fini della produttività e dell’efficienza delle imprese e delle pubbliche amministrazioni. La lunga fase di declino che abbiamo attraversato nell’ultimo ventennio è dovuta in gran parte alla stagnazione della produttività. La grande scommessa del Pnrr è proprio quella di intervenire sui fattori che determinano questo gap di produttività. Fra questi vi è sicuramente il basso livello di assorbimento delle tecnologie digitali, nelle imprese e nella pubblica amministrazione. Nel caso delle imprese in realtà la situazione non è omogenea. Le indagini periodiche dell’Istat segnalano differenze molto marcate nei livelli di digitalizzazione fra le imprese di maggiore dimensione, quasi tutte con livelli di maturità digitale elevata, e le imprese di minore dimensione, fra le quali prevalgono quelle con livelli di digitalizzazione bassa o molto bassa. Questa evidenza è particolarmente rilevante per la nostra regione che, come noto, è caratterizzata da un tessuto imprenditoriale vivace e diversificato ma in gran parte costituito da imprese di piccola e piccolissima dimensione.
* Docente di Economia all’Università Politecnica delle Marche e coordinatore della Fondazione Merloni