Il Pnrr per le nuove tecnologie ma anche per i treni in orario

Il Pnrr per le nuove tecnologie ma anche per i treni in orario

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 21 Giugno 2023, 07:55

La scorsa settimana ho partecipato a Napoli il XXI convegno annuale della Società Italiana di Economia e Politica Industriale (SIEPI); un’associazione che raccogliere studiosi che si occupano di temi relativi alla competitività delle imprese, al funzionamento dei mercati e alle relative politiche. Come già notato in precedenti interventi su questo giornale, negli ultimi anni vi è stata una crescita di interesse per le politiche industriali, cui vengono destinate risorse e attenzioni crescenti. Queste politiche stanno sperimentando anche un significativo cambiamento di prospettiva. Esse, infatti, hanno l’ambizione di indirizzare gli investimenti pubblici e privati verso specifici settori considerati strategici al fine di ridurre la dipendenza dall’estero nello sviluppo di tecnologie chiave o nell’approvvigionamento di prodotti e componenti. Gli Usa con l’approvazione dell’Ira (Inflation Reduction Act) hanno messo in campo un pacchetto di interventi che prevede una spesa complessiva di 890 miliardi di dollari, finalizzati in prevalenza alla riduzione dell’impatto ambientale, ma che in pratica si traduce in considerevoli sostegni agli investimenti delle imprese e in altrettanto consistenti incentivi a riportare nel Usa produzioni precedentemente decentrate all’estero (in particolare in Est Asia). Anche la Ue si è posta l’obiettivo di riguadagnare autonomia in alcune filiere strategiche, ma in questo caso i problemi sono decisamente più complessi. L’Ue è un gigante dal punto di vista manifatturiero ma sembra ormai tagliata fuori dallo sviluppo di alcune tecnologie digitali, per le quali battaglia si gioca fra USA e Cina. Basti pensare alle grandi piattaforme per l’e-commerce o agli sviluppi dell’intelligenza artificiale. Sicuramente nella Ue e anche nel nostro Paese vi sono imprese in grado di sfruttare efficacemente queste nuove tecnologie. Siamo, però, in molti casi ridotti al ruolo di utilizzatori e adattatori mentre abbiamo forse definitivamente perso la possibilità di giocare un ruolo di rilievo nello sviluppo della tecnologia. Non ci mancano le competenze, in particolare nell’ambito della ricerca, ma mancano le grandi imprese in grado di sostenere gli investimenti necessari a trasferirne i risultati della ricerca in nuovi prodotti e servizi. Per avere un’idea del divario esistente in questo ambito è sufficiente osservare che l’investimento in ricerca e sviluppo effettuato dalla sola Alphabet (la società che controlla Google) è stato nel 2022 di 39,5 miliardi di dollari, un ammontare superiore al totale della spesa in ricerca e sviluppo effettuata in Italia nello stesso anno da tutte le imprese e da tutte le istituzioni pubbliche. Questo fa capire il ruolo che nello sviluppo di alcune tecnologie svolgono le big tech e la difficoltà dei paesi Ue a recuperare terreno. Fa anche capire quanto sia importante riuscire a concentrare le risorse verso pochi e significativi ambiti nei quali è ragionevole attendersi dei risultati. A questo proposito, diversi interventi nel convegno hanno evidenziato l’eccessiva dispersione di interventi previsti nel Pnrr e la conseguente assenza di priorità strategiche. Dopo una due giorni di intense discussioni su questi e altri temi di economia e politica industriale, cui hanno dato un valido contributo diversi colleghi e giovani ricercatori delle nostre università, il rientro da Napoli alle Marche ci ha drammaticamente riportati alla realtà del nostro isolamento. In teoria il tempo di rientro sarebbe stato di 5 ore e mezza, già elevato se si considera che è lo stesso tempo che occorre per arrivare da Napoli a Torino o a Venezia. Ma, come spesso accade, persa la coincidenza a Roma il tempo effettivo è stato di oltre 8 ore. Da ciò sorgono spontanei una considerazione e un appello. La considerazione è che non è sufficiente disporre di infrastrutture (in questo caso l’alta velocità Napoli-Roma), occorre anche avere servizi efficienti (treni che viaggiano in orario). L’appello riguarda le risorse del Pnrr: forse non saranno sufficienti a farci recuperare il gap tecnologico ma dobbiamo assicurarci che servano a migliorare l’efficienza dei trasporti, soprattutto per le aree periferiche come le Marche. 

*  Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni

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