Oggi la Santa Pasqua assume un significato speciale. L’eco delle bombe arriva fino al sepolcro dal quale è rotolata la pietra tombale, ma le guerre che insanguinano il mondo non impediscono alla luce pasquale di illuminare l’umanità. Cristo è risorto! Quindi è sempre possibile ricominciare, anche dalle macerie. «Abbiamo la possibilità di aprirci e ricevere il dono della speranza - afferma Papa Francesco -. Mettiamoci in cammino». In un tempo avvelenato dallo spirito di Caino, l’impegno di pace del Pontefice trae linfa dall’empatia che lo avvicina alle persone, dal dinamismo del rinnovamento spirituale e da una libertà interiore radicata nel Vangelo. Uno stile al contempo fraterno e paterno, soprattutto nel rapportarsi con le altre comunità cristiane, le altre religioni e le persone al di fuori della Chiesa. Le celebrazioni pontificie della Settimana santa, nel pieno della guerra in Ucraina, hanno portato nel cuore della Chiesa l’esperienza vissuta in un contesto diverso da quello occidentale ed europeo: quello dell’America Latina e in particolare delle megalopoli del Terzo Mondo e delle loro periferie. Il Papa come “defensor civitatis”, argine alla legge del più forte. Una scossa salutare in una contemporaneità assuefatta alla mentalità bellica perché solo una prospettiva sinceramente diversa consente di uscire da alcune strettoie di un pensiero cinico e utilitaristico. E prospetta una virtuosa “exit strategy” rispetto ad una visione eurocentrica ormai superata dalla geopolitica e dalla globalizzazione socio-economica. Per rimuovere i diabolici ostacoli sulla strada della pace serve una Chiesa autenticamente universale, capace di cogliere tutte le sfaccettature del presente. L’Ecclesia è una delle facce di un poliedro irregolare che tiene insieme anche altre prospettive e competenze. In quanto tale, la Barca di Pietro mantiene un ruolo fecondo e prezioso da giocare anche sullo scacchiere internazionale, a condizione però di non preoccuparsi di essere al centro di tutto. In questo modo i principi della fede, lungi dal trasformarsi in motivo di conflitto e di contrapposizione all’interno della convivenza civile, risultano vivibili e appetibili anche per gli altri, nel maggior consenso e concordia possibili. È così che gli appelli pasquali di pace del Pontefice risultano in grado di motivare in profondità l’impegno per la giustizia, per la solidarietà e per la pace.
* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII