Papa Francesco

Una complicità diabolica contro il dono della pace

di don Aldo Buonaiuto
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Domenica 3 Marzo 2024, 03:55

«La prima guerra mondiale doveva essere l’ultima e gli Stati si costituirono nella Società delle Nazioni, ‘primizia’ delle Nazioni Unite, pensando che ciò bastasse a preservare il dono della pace. Eppure da allora, quanti conflitti e massacri, sempre tragici e sempre inutili. Tante volte ho supplicato: ‘Basta!’. Echeggiamo tutti il grido della pace, perché tocchi i cuori, anche quelli insensibili alla sofferenza dei poveri e degli umili. E soprattutto preghiamo». Papa Francesco ha rinnovato ancora una volta il suo appello alla concordia tra i popoli ricevendo in udienza i membri del Sinodo della Chiesa patriarcale armena di Cilicia.

E in occasione del 25esimo anniversario dalla firma della Convenzione sulla proibizione delle mine antiuomo, che si è celebrato venerdì scorso, ha ricordato “le drammatiche conseguenze delle guerre e il prezzo che le popolazioni civili sono costrette a subire”. Viviamo in un mondo nel quale un aereo da caccia F-35 equivale a oltre 3 mila posti letto in una terapia intensiva e dove quasi 1.000 miliardi di dollari sono stati utilizzati in due anni dalle istituzioni finanziarie globali per sostenere la produzione e il commercio di armi. Purtroppo il mondo non si ribella dinanzi all’idolatria delle armi a tutti i livelli e alla corsa a quelle sempre più sofisticate. Le armi sono il segno evidente della clamorosa sconfitta di un uomo impaurito e diffidente che si sente minacciato dinanzi alla cattiveria umana.

Chissà quante stragi di innocenti dovremo subire prima che i governanti prendano dei radicali provvedimenti? Giovanni Paolo II affermò che “le tenebre non si dissipano con le armi; le tenebre si allontanano accendendo fari di luce… L’odio si vince solo con l’amore”. Il cristiano, infatti, dinanzi all’orrore e al terrore ha un suo modo, originale e rivoluzionario, di rispondere: amare e chiedere a Dio il cambiamento dei cuori e delle menti dei violenti. Per questo bisogna continuare a pregare e credere incessantemente nella pace pur rischiando di apparire anacronistici e impopolari.

E così, le comunità ecclesiali, aderendo a un’iniziativa delle Conferenze episcopali d’Europa, si sono ritrovate per celebrare una Messa per l’attuale Sinodo e per le vittime delle guerre che imperversano in Ucraina e in Terra Santa.

Ci riuniamo tutti in preghiera – hanno spiegato i vescovi – perché i governanti delle Nazioni “promuovano il bene comune a partire dai compiti loro affidati affinché si estinguano le contese e le divisioni a favore di una reale comunione tra i popoli della terra”. La gente, di fatto, è costretta a subire passivamente le strategie aggressive dei potenti sia nelle dittature che nelle moderne democrazie; mentre un numero crescente di persone, e in particolare le nuove generazioni, sono sempre più contrarie alle guerre e non capiscono queste scelte di morte, come non comprendono le ingenti spese militari che gravano sui bilanci nazionali.

Nell’era della globalizzazione selvaggia, che consente all’1% della popolazione mondiale di avere il possesso del 40% dei beni del pianeta, il ricorso agli armamenti è uno strumento essenziale al servizio di poteri forti e predatori. Ricordiamo quello che Papa Francesco scrisse più di 10 anni fa al presidente Putin, in occasione di un G20: “Le guerre costituiscono il rifiuto pratico a impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità internazionale si è data; infatti, senza pace non c’è alcun tipo di sviluppo economico. La violenza non porta mai alla pace, condizione necessaria per tale sviluppo”.

C’è una complicità diabolica e spaventosa formata da classi dominanti senza scrupoli, ammalate di profitti mostruosi alle quali tutto questo caos fa comodo. In questi giorni di Quaresima noi persone comuni possiamo inginocchiarci in preghiera supplicando il Salvatore di intervenire perché gli uomini si lascino plasmare da quell’intelligenza d’amore capace di trovare soluzioni efficaci per fermare i corrotti che provocano le guerre. Solo così sarà possibile interrompere la distruzione del futuro dei nostri figli e non cadere in quello spietato tranello di chi specula sull’inimicizia tra i popoli e le culture.

*  Associazione  Papa Giovanni XXIII

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