Con la Domenica delle Palme, celebrata oggi in tutto il mondo, inizia la Settimana Santa, che culminerà nel Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto. Per la fede cristiana questo è un tempo particolarmente sacro, il più importante dell’anno. Storicamente la Domenica delle Palme è l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme. È l’incontro del Nazareno con quanti lo riconosceranno come il Messia e con coloro che lo condanneranno a morte. Nella Settimana Santa, che ci conduce alla Pasqua, avvertiremo il disprezzo dei capi del suo popolo e i loro tranelli per farlo cadere. Abbandonato e rinnegato da tutti, percorrerà la via dolorosa della croce, ricoperto di insulti e derisione.
Secondo Papa Francesco la croce è «cattedra di Dio» attraverso la quale «il Signore ci insegna che la gloria vera, quella che non tramonta mai e rende felici, è fatta di dono e perdono»; infatti Gesù «ha dispiegato al massimo l’amore di Dio, rivelandone pienamente il volto di misericordia, donandoci la vita e perdonando i suoi crocifissori». Mai quanto in tempo di guerra le palme sono l’opposto dei fucili. E i credenti sono chiamati a contrastare fattivamente l’attuale deriva bellica. Il successore di Pietro, infatti, definendo più volte la guerra una «pazzia», una «sconfitta», esorta a compiere ogni sforzo al fine di trattare, negoziare e finire i conflitti. Per interrompere la pericolosa spirale di arroganza, violenza e morte. «La Domenica delle Palme – insegna il Pontefice – ci ricorda che la vera grandezza non risiede nel potere o nella ricchezza, ma nell’umiltà e nella semplicità di un cuore che si apre all’amore di Dio».
D’altronde è l’amore la prima, e in fondo l’unica, vocazione della Chiesa, come Gesù stesso ha insegnato proclamando il comandamento della carità. La solennità delle Palme ci richiama all’urgente necessità di vivere la carità in ogni momento e in ogni luogo. Per i cristiani è fondamentale non far trascorrere invano la Settimana Santa, scegliendo di incontrarsi in modo serio con la grazia di Dio e il Sacramento della Riconciliazione. L’uomo è sempre più solo e soffocato persino dal vuoto.
Questo breve periodo che precede la Pasqua entra umilmente nella vita degli uomini, a partire da coloro che, pur dichiarandosi cristiani, sembrano non trovare più lo spazio neppure per Dio. I primi traditori e rinnegatori, infatti, furono proprio quei discepoli così tanto amati da Gesù e apparentemente così tanto protesi ad amarlo. La storia, in un certo senso, si ripete e anche il dramma antropologico si evolve mostrando, in modo sempre più amplificato, l’incapacità di ascoltare. L’ignoranza prevale sulla sete di verità e la banalizzazione di tutto provoca una sorta di autodistruzione.
Questa società, ancora una volta, grida: «crocifiggilo, crocifiggilo!», scegliendo il primo Barabba di turno, preferendo la sporca menzogna alla pura bellezza. Curiosamente, poi, molti atei diventano credenti sorprendendo pochi credenti che si comportano da atei; ma seguire Gesù è una cosa seria e cioè non potrà ridursi a un buon gesto estemporaneo così come non ci si potrà accontentare di scelte mediocri.
La Chiesa è costituita da tante persone diverse e nello stesso tempo unite da questo corpo mistico, il corpo di Cristo, impresso e formato da ogni singola anima battezzata. Questo corpo è santo, e quindi prezioso, per tutta l’umanità tanto quanto è segnato dalla debolezza, dalla miseria e dall’ignominia. La Settimana Santa è quindi un’occasione per coloro che si vogliono riavvicinare a Cristo Gesù, morto per risorgere insieme a noi.
* Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII