Il sì alla cultura dell’incontro con il potere della preghiera

Il sì alla cultura dell’incontro con il potere della preghiera

di Don Aldo Buonaiuto
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Domenica 8 Novembre 2020, 04:20

«La preghiera ha il potere di trasformare in bene ciò che nella vita sarebbe altrimenti una condanna; ha il potere di aprire un orizzonte grande alla mente e di allargare il cuore». Le parole di Papa Francesco nell’ultima udienza generale rappresentano una chiara esortazione a riscoprire l’essenzialità del rapporto con Dio. Infatti, la preghiera «rende forti nei periodi di tribolazione» – come in questo tempo caratterizzato dalla pandemia – perché senza «vita interiore diventiamo superficiali, agitati, ansiosi» sfuggendo dalla realtà e da noi stessi. Nell’esperienza della ricerca di relazione con l’Eterno, luce nel buio del mondo, l’uomo riesce a ritrovare la sua collocazione nel Creato e un senso più profondo alla propria esistenza. Grazie a questo momento, essenziale nella giornata di ogni cristiano sebbene sia talvolta trascurato e accantonato, sarà possibile tuffarsi nella quotidianità con uno spirito positivo e propositivo compiendo gesti stupendi che insegnano a vincere il pessimismo e la sfiducia. Sarebbe altrettanto importante che la preghiera, dono meraviglioso che consente di instaurare un contatto cuore a cuore con il Creatore, si trasformi in un appuntamento da vivere non solo singolarmente ma insieme, in un contesto familiare e comunitario. Trovare un po’ di spazio per mettersi davanti a Gesù durante il tran tran di tutti i giorni dà un significato al presente e al futuro aprendo a una speranza nuova che non delude: la vita eterna. In questo periodo di grandi sofferenze e incertezze la preghiera rappresenta un approdo sicuro per affidare al Signore le persone in difficoltà, quelle che non ci sono più e le numerose situazioni complicate che si sono originate nel mondo. Infatti, come se non bastasse il Covid e tutto ciò che ne comporta, tra le diverse questioni ci sono le preoccupazioni per l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, ma soprattutto la minaccia degli attentati terroristici che si sono tragicamente consumati recentemente nelle vicine Francia e Austria. Tali azioni, ha sottolineato il Pontefice, cercano di compromettere «la collaborazione fraterna tra le religioni». «Condanniamo fermamente – hanno evidenziato i vescovi della Conferenza Episcopale Italiana – la cultura dell’odio e del fondamentalismo che usa l’alibi religioso per corrodere con la violenza il tessuto della società, anche attraverso l’anticristianesimo e l’antisemitismo».

L’auspicio è che si riescano a moltiplicare i germi del bene persino da drammi come questi affinché, al di là del pianto e del cordoglio per le vittime, nasca una reazione pacifica che aiuti a unire anziché dividere le persone, ribadendo con forza il “no” verso ogni forma di prevaricazione e prepotenza e il “sì” alla cultura dell’incontro, autentica “medicina” per curare le ferite dell’umanità contemporanea. Per allontanare rancori e divisioni la strada da percorrere è quella della fraternità tra i popoli poiché tutti gli uomini hanno lo stesso sangue e un unico Padre nel cielo. Coloro che si appellano a Nostro Signore chiamandolo Jahvè, Allah o Padre devono sentirsi in dovere di far trionfare la riconciliazione con un cuore puro pronto ad amare il prossimo anche quando è così lontano e apparentemente diverso. Se da una parte terrorismo e pandemia, pur nella loro completa diversità, rischiano di autoalimentarsi producendo ulteriori paure e insicurezze e amplificando ancora di più disgrazie e ingiustizie, dall’altra è necessario che le realtà sane della società trovino la forza per unirsi a favore del bene comune. Dinanzi alla consapevolezza e, per certi versi, all’ineluttabilità dei problemi sanitari, sociali ed economici – esacerbati dai mai sopiti scontri tra civiltà – è essenziale mostrare un forte senso di responsabilità e di coesione affinché il male non abbia mai l’ultima parola. In fondo al tunnel c’è la prospettiva, quando le condizioni lo permetteranno, di ripartire con rinnovato slancio e coraggio e, se necessario, riconoscere anche gli errori commessi nel passato più o meno recente, avendo dinanzi a sé sempre e soltanto l’interesse della collettività, in particolare degli strati più bisognosi della popolazione.

*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII

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