«La preghiera ha il potere di trasformare in bene ciò che nella vita sarebbe altrimenti una condanna; ha il potere di aprire un orizzonte grande alla mente e di allargare il cuore». Le parole di Papa Francesco nell’ultima udienza generale rappresentano una chiara esortazione a riscoprire l’essenzialità del rapporto con Dio. Infatti, la preghiera «rende forti nei periodi di tribolazione» – come in questo tempo caratterizzato dalla pandemia – perché senza «vita interiore diventiamo superficiali, agitati, ansiosi» sfuggendo dalla realtà e da noi stessi. Nell’esperienza della ricerca di relazione con l’Eterno, luce nel buio del mondo, l’uomo riesce a ritrovare la sua collocazione nel Creato e un senso più profondo alla propria esistenza. Grazie a questo momento, essenziale nella giornata di ogni cristiano sebbene sia talvolta trascurato e accantonato, sarà possibile tuffarsi nella quotidianità con uno spirito positivo e propositivo compiendo gesti stupendi che insegnano a vincere il pessimismo e la sfiducia. Sarebbe altrettanto importante che la preghiera, dono meraviglioso che consente di instaurare un contatto cuore a cuore con il Creatore, si trasformi in un appuntamento da vivere non solo singolarmente ma insieme, in un contesto familiare e comunitario. Trovare un po’ di spazio per mettersi davanti a Gesù durante il tran tran di tutti i giorni dà un significato al presente e al futuro aprendo a una speranza nuova che non delude: la vita eterna. In questo periodo di grandi sofferenze e incertezze la preghiera rappresenta un approdo sicuro per affidare al Signore le persone in difficoltà, quelle che non ci sono più e le numerose situazioni complicate che si sono originate nel mondo. Infatti, come se non bastasse il Covid e tutto ciò che ne comporta, tra le diverse questioni ci sono le preoccupazioni per l’elezione del nuovo presidente degli Stati Uniti, ma soprattutto la minaccia degli attentati terroristici che si sono tragicamente consumati recentemente nelle vicine Francia e Austria. Tali azioni, ha sottolineato il Pontefice, cercano di compromettere «la collaborazione fraterna tra le religioni». «Condanniamo fermamente – hanno evidenziato i vescovi della Conferenza Episcopale Italiana – la cultura dell’odio e del fondamentalismo che usa l’alibi religioso per corrodere con la violenza il tessuto della società, anche attraverso l’anticristianesimo e l’antisemitismo».
*Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII