Area marina della costa del Conero: tre fattori essenziali per il successo

Area marina della costa del Conero: tre fattori essenziali per il successo

di Daniela Russi
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Giovedì 9 Settembre 2021, 15:49

Vorrei contribuire al dibattito sulla istituzione di un’area marina protetta (Amp) nella costa del Conero con una riflessione tratta da una mia ricerca su una storia di successo: l’Amp di Torre Guaceto, situata tra Brindisi e Bari. Nonostante il contesto territoriale sia differente, penso che possa fornire qualche buona idea da replicare. Il Mediterraneo e, in particolare, l’Adriatico sono sempre più degradati dalle forti pressioni antropiche che subiscono, tra cui l’eccesso di pesca e di turismo, le attività industriali e l’urbanizzazione delle coste. Le Amp sono uno strumento fondamentale di protezione: migliorano lo stato degli ecosistemi marini all’interno dei loro confini e permettono di ripopolare le aree circostanti grazie all’esportazione di pesci, uova e larve. In generale, le Amp mediterranee sono aree a uso multiplo, ovvero permettono la balneazione, la pesca e le attività turistiche, ovviamente con alcune regole per ridurne l’impatto. Sarebbe così anche per l’Amp Costa del Conero: la balneazione continuerà ad essere permessa, così come la piccola pesca artigianale. Semmai verrà limitata la pesca industriale, con la conseguenza di rendere la zona più ricca di pesci e molluschi. Anche la pesca amatoriale sarà consentita e l’attuale limite di 3 kg al giorno a persona non verrà modificato. Le gite in barca continueranno ad essere permesse – con dei limiti sulla velocità e installando boe di ormeggio e campi boe in cui è possibile ormeggiare legandosi a un piccolo galleggiante, fissato a una base di cemento posta sul fondale, per evitare l’uso di ancore che danneggiano i fondali marini. Saranno vietate solo le attività a maggiore impatto ambientale, come gli acquascooter, la pesca subacquea e le attrezzature peschiere più distruttive. In altre parole, l’idea è creare un sistema di regole e controlli per garantire la protezione e il recupero degli ecosistemi marini, che sia compatibile con le molte attività di fruizione della costa e del mare. Sono tre i fattori chiave per garantire che tutto questo funzioni. Primo: la cogestione del territorio, che da subito coinvolga rappresentanti di pescatori ricreativi e professionisti, associazioni attive nel territorio e scienziati, e stabilisca obiettivi condivisi e misurabili. A Torre Guaceto le regole per la pesca (come l’uso di reti a maglie larghe per risparmiare i pesci più giovani e permettere loro di riprodursi) sono state stabilite quindici anni fa dall’amministrazione dell’Amp insieme a pescatori residenti ed esperti di ecologia. L’obiettivo condiviso è mantenere le rese della pesca dentro l’Amp a un livello non inferiore a due volte quelle all’infuori di essa. I pescatori si sono impegnati a ridurre le loro attività in caso di diminuzione delle rese, e questo ha creato un forte incentivo a rispettare le regole e segnalare comportamenti illegali. All’inizio, i pescatori residenti si sono opposti fortemente all’Amp, ma con il tempo sono diventati i suoi più convinti sostenitori. Addirittura, vedendo la loro esperienza, i pescatori residenti nella zona circostante hanno firmato una petizione per l’estensione dell’Amp (che ora copre 2,227 ettari) alla Zona a Conservazione Speciale che la comprende, e che si estende per quasi ottomila ettari. Hanno capito che adottando tecniche di pesca meno distruttive riescono a guadagnare di più, grazie all’aumento della densità e della dimensione del pesce.

L’Amp ha anche svolto un’importante funzione di educazione ambientale. I pescatori di Torre Guaceto ora usano le reti a maglie larghe anche fuori dell’Amp. Sanno che è più conveniente pescare una quantità minore di pesci più grandi, che si vendono a un prezzo più alto e richiedono meno lavoro, piuttosto che grandi quantità di pesci piccoli ed economici. Secondo: valorizzare le sinergie. La Amp può alimentare e rafforzare collaborazioni tra diversi settori. Fondamentale per il successo dell’esperienza di Torre Guaceto è stata Slow Food, che ha svolto un ruolo chiave nella creazione di un clima di fiducia e collaborazione (Slow Food è anche tra i promotori dell’Amp Costa del Conero). A Torre Guaceto, Slow Food ha creato tre “presidi” (etichette che contraddistinguono cibo locale, di qualità e sostenibile): l’olio e una varietà di pomodoro prodotti nella parte terrestre dell’area protetta, e il pesce dei pescatori artigianali locali. Il coinvolgimento di Slow Food ha creato molte opportunità per il settore turistico grazie all’organizzazione di eventi sulla gastronomia e la sostenibilità. Inoltre, Slow Food, insieme alla direzione dell’Amp, ha creato nuove opportunità per il settore ittico, come la produzione di sughi di pesce e conserve di pesce sott’olio, che i pescatori vendono a un’azienda locale, sfruttando il brand dell’Amp. Nel Conero, Slow Food ha da poco creato il Presidio del Mosciolo, e il marchio di un’Amp potrebbe sostenere simili iniziative, regalando loro visibilità, e anche promuovere il turismo fuori dalla stagione estiva, attirando visitatori interessati alla gastronomia e alla natura. Terzo: il fattore umano. Fondamentale sarà affidare la gestione dell’Amp a persone preparate e con spirito imprenditoriale. Il successo di Torre Guaceto sarebbe stato impensabile senza il lavoro del personale dell’Amp e la capacità del direttore. Sono riusciti a raccogliere fondi per finanziare opere di miglioria e attività di supporto ai pescatori (come il finanziamento di reti più sostenibili) e numerosi servizi, eventi, e attività educative e sportive, che contribuiscono ad attirare turismo di qualità. Le fonti finanziarie includono progetti europei, finanziamenti di fondazioni e progetti imprenditoriali, per produrre e diffondere prodotti locali e di qualità. In quanto ai finanziamenti pubblici, l’Amp Costa del Conero riceverebbe 350mila euro dal Ministero dell’Ambiente al momento dell’istituzione. Poi ogni anno un finanziamento legata all’efficienza della gestione (Torre Guaceto riceve circa 300mila euro all’anno). Inoltre, le Amp sono Zone Economiche Ambientali (Zea), il che significa che le attività economiche definite “eco-compatibili” operanti al loro interno potranno ricevere finanziamenti dal Ministero dell’Ambiente e da fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Insomma, con buona gestione e spirito imprenditoriale l’Amp della Costa del Conero potrebbe non solo apportare un contributo significativo alla difesa dei nostri ecosistemi marini, ma anche stimolare iniziative e nuove opportunità di sviluppo sostenibile per la comunità locale.

*  Senior Policy Manager,  British Ecological Society

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