Politiche per gli anziani, un decreto da migliorare

Politiche per gli anziani, un decreto da migliorare

di Michele Germani
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Lunedì 5 Febbraio 2024, 05:20

Il 26 Gennaio scorso è stato approvato in Consiglio dei Ministri lo schema di decreto legislativo attuativo della legge delega 23 marzo 2023 n. 33 sulla governance della politica nazionale in favore delle persone anziane. Il provvedimento è passato, ora, all'esame delle Commissioni parlamentari. Da mesi si era in attesa di questo importante decreto vista la rilevanza del tema a livello nazionale e che nella Regione Marche è ancora più sentito data l’alta percentuale di persone anziane presenti e la loro forte concentrazione nelle Aree Interne.

Per rendere chiara la valenza del problema si cita un indice che è molto significativo, ossia l’indice di vecchiaia. Esso rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione perché è il rapporto percentuale tra il numero degli ultra sessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni. In Italia l’indice è notevolmente aumentato e continua a crescere: da 33,5 del 1951 è passato a 187,6 del 2021. Le persone ultraottantenni sono poco meno di 5 milioni e rappresentano quasi l’8% della popolazione. Non che l’Europa stia andando in una direzione diversa: la percentuale di persone di età pari o superiore a 80 anni nella popolazione dell'UE si prevede, molto realisticamente, che registrerà un aumento di due volte e mezzo tra il 2022 e il 2100, passando dal 6,1 % al 14,6 %.

Tornando alle Marche, si hanno molti Comuni con indice di vecchiaia alti e si tratta prevalentemente di realtà dell’entroterra. Tre esempi, ma se potrebbero fare tanti altri: Montegallo circa 900, Camerino attorno a 300, Genga più di 330. Questa situazione demografica, combinata con lo stato dell’arte del sistema sanitario territoriale, che evidenzia enormi criticità, e la carenza atavica di fondi per gli interventi nell’ambito del sociale, va affrontata con urgenza e con misure straordinarie. Bene, quindi, una legge come quella del 2023. Meno bene il ritardo del decreto attuativo, ma più che altro deludente il contenuto, in quanto pieno di buone intenzioni e di approcci teoricamente giusti ma non supportati da fondi adeguati e da misure operative per cambiare radicalmente lo status quo. Lo schema di decreto si compone di tre sezioni.

La prima attua i principi di delega concernenti la governance generale della politica nazionale in favore delle persone anziane fino alla promozione delle politiche per l’invecchiamento attivo e la prevenzione. La seconda attua i principi di delega concernenti l’evoluzione dei criteri di valutazione multidimensionale della persona anziana e della persona anziana non autosufficiente, l’integrazione tra settore sociosanitario e settore sociale nei percorsi di presa in carico, il ruolo degli Ambiti Territoriali Sociali e la definizione della rete territoriale dei servizi che favoriscono la domiciliarità delle cure. La terza attua i principi di delega, nell’ambito delle risorse disponibili, varando la misura universale sperimentale che, su base volontaria, consentirà alle persone non autosufficienti più deboli economicamente di fruire dell’indennità di accompagnamento.

Ora, a parte la terza sezione che vede uno stanziamento di fondi di 500 milioni di euro per il biennio 2025-2026, esiguo nelle cifre, non strutturale e che permetterà di raggiungere un numero non molto significativo di beneficiari, il resto del decreto è un elenco di buoni principi la cui reale attuazione è rinviata ad altro.

Facciamo l’esempio della telemedicina, trattata all’articolo 9 (Misure per la promozione di strumenti di sanità preventiva e di telemedicina presso il domicilio delle persone anziane). Il decreto cita “Al fine di consentire il mantenimento delle migliori condizioni di vita della persona anziana presso il proprio domicilio, con prioritario riferimento alla persona grande anziana affetta da almeno una patologia cronica, è promosso l’impiego di strumenti di sanità preventiva e di telemedicina nell’erogazione delle prestazioni assistenziali”. E fino a qui tutti d’accordo, poi al comma 2 si rimanda ad un successivo decreto per pianificare la messa in pratica del comma 1, al comma 3 si parla di sperimentazione (quindi, probabilmente, numero di utenti non alto), al comma 4 si citano genericamente le strutture che dovrebbero attuare quanto al comma 1. Al comma 5 si individua in AGENAS il “controllore” del servizio, e sappiamo già quanti problemi sta affrontando AGENAS per mettere a terra la telemedicina, ma di questo riparleremo. Sicuramente chi ha scritto il decreto ha chiarissimo cosa fare e come potrebbe essere realizzato, ma sembra che non si abbia la forza (capacità di investimento) per concretizzarlo e quindi, come spesso accade nel nostro Paese, si procrastina.

Si spera che l’iter di valutazione e approvazione finale del Decreto, al quale parteciperanno anche le Regioni ed altri attori dell’ecosistema socio-sanitario, porti a migliorarlo con una maggiore ed immediata operatività delle misure descritte. Semplificazione estrema, riorganizzazione dei ruoli e delle figure coinvolte, sinergia vera tra attori complementari, misura costante dei risultati e della qualità dei servizi, responsabilizzazione e, infine, sostenibilità economica attraverso un’allocazione razionale, ma rapida, delle risorse a disposizione, sicuramente da aumentare, questi possono essere alcuni elementi da tenere in conto nell’impostare le misure concrete.

Ulteriori ritardi nell’affrontare seriamente questi temi può portare a scenari futuri insostenibili per gran parte delle famiglie e a incidere sulla tenuta socio-economica di molti territori, specialmente nelle Aree Interne. 

* Referente Trasferimento Tecnologico e Direttore DIISM, Università Politecnica 
delle Marche

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