La tragedia di Ischia ci ha inevitabilmente riportato a quella non ancora rimarginata delle valli del Misa e del Nevola. Ed ha riproposto l’imperativo di cosa fare per evitare il loro ripetersi. Un imperativo che sembra impellente nell’immediatezza delle tragedie ma che tende rapidamente ad essere dimenticato. Se non è possibile evitare il ripetersi di fenomeni atmosferici estremi è possibile limitarne le conseguenze, soprattutto sulle persone.
I danni materiali si possono quantificare e indennizzare; la perdita di vite umane è irreparabile e inaccettabile. Per i terremoti, eventi improvvisi e impossibili da prevedere, le conseguenze sulle persone possono essere limitate con edifici resistenti agli eventi sismici e comportamenti adeguati delle persone. I comportamenti delle persone sono importanti in tutte le calamità naturali e su questo aspetto si deve insistere maggiormente, a partire dall’educazione nelle scuole. Per frane e alluvioni, particolarmente frequenti nel nostro paese, l’aspetto fondamentale è la localizzazione degli edifici sul territorio è. Nel caso di Ischia è stato ampiamente sottolineato quanto noto da tempo, cioè l’elevata percentuale di abitazioni abusive, gran parte delle quali costruite in zone ad elevato rischio idrogeologico. Il fenomeno dell’abusivismo edilizio nel nostro paese ha origini lontane ma non è affatto relegato al passato. E’ storia recente; in molti casi recentissima.
Secondo le ultime stime ISTAT nel triennio 2015-2017 le nuove abitazioni illegali sono state parti a circa il 20% di quelle autorizzate. Negli anni successivi la percentuale è leggermente diminuita ma resta comunque superiore al 15%. Malgrado il rallentamento congiunturale dovuto alla pandemia, l’ISTAT sottolinea che il fenomeno dell’abusivismo è lontano dall’estinguersi e continua a sottrarre ogni anno una quota rilevante della produzione edilizia al controllo della legalità; con le evidenti conseguenze che questo comporta in termini di degrado del paesaggio, esposizione al rischio idrogeologico e presenza di lavoro irregolare nel settore delle costruzioni. Siamo soliti associare l’abusivismo edilizio al boom immobiliare degli anni ’50 ma in realtà si tratta di un fenomeno che ha mantenuto una notevole continuità per tutta la storia repubblicana, fino ai nostri giorni.
L’altro aspetto rilevante del fenomeno è l’accentuata differenza fra nord e sud del paese, una differenza che si è andata ampliando nel tempo.
D’altra parte, la tolleranza per il fenomeno protrattasi per decenni e l’elevata percentuale di patrimonio edilizio abusivo nella gran parte del mezzogiorno rende impraticabile qualunque possibilità di ritorno alla legalità attraverso lo sgombero o la demolizione delle abitazioni abusive. Se appare impossibile mettere mano al passato ancora più preoccupante è l’assenza di idee e proposte su come eliminare, o almeno arginare, il fenomeno per gli anni a venire. Si continua ad insistere sugli investimenti per la messa in sicurezza del territorio e sul fatto che le risorse a disposizione sono limitate. Gli investimenti per la messa in sicurezza del territorio, pochi o tanti che siano, rischiano però di essere inefficaci in assenza di soluzioni all’annoso problema dell’illegalità nella realizzazione degli insediamenti abitativi.
* Docente di Economia alla Politecnica delle Marche e coordinatore Fondazione Merloni