La montagna non è uno spot: servizi e gestioni integrate

La montagna non è uno spot: servizi e gestioni integrate

di Edoardo Danieli
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Martedì 21 Novembre 2023, 06:20

La risorsa di cui la montagna è più ricca è quella che manca. Il paradosso dell’acqua nell’entroterra marchigiano misura il segno di come una parte fondamentale del territorio di questa regione continui a faticare per dare un senso al proprio destino. Le ultime due segnalazioni risalgono alla settimana scorsa e riguardano il Maceratese, in particolare Camerino e San Severino. Nel primo caso, la società di gestione ha dovuto attuare una turnazione delle chiusure di alcune uscite dei serbatoi per consentire il mantenimento del servizio di distribuzione su tutto il territorio comunale di Camerino. Una necessità dettata dal prolungato periodo di siccità che periodicamente si ripropone.

Negli stessi giorni, un evento, questa volta dettato da comportamenti umani, ha determinato la chiusura dell’acquedotto a San Severino: durante i lavori per la strada Pedemontana, infatti, una ruspa ha forato una conduttura dell’acquedotto, rendendo necessario la sospensione dell’erogazione, con disagi limitati a pochi giorni, grazie al tempestivo intervento di ripristino, ma pur sempre disagi. Solo esempi, perché problemi per l’erogazione dell’acqua si verificano anche in altre zone, basta pensare all’Ascolano. Il combinato disposto dell’azione naturale, siccità ma anche terremoto, e dell’azione dell’uomo privano l’entroterra anche della risorsa di cui è più ricco e questo nonostante le società di gestione si impegnino per manutenzione e realizzazione di pozzi, anche se talora non disdegnano di perdere tempo in baruffe politiche, di cui non si sente davvero la necessità.

Le azioni per l’entroterra, in realtà, ci sono e sono anche supportate da ingenti risorse, basti pensare all’accelerazione che la ricostruzione post sisma ha avuto nell’ultimo periodo. Non è neanche un problema di attenzione dal momento che mai come in questo momento il pieno rilancio dell’intero territorio regionale è strettamente legato a politiche di sviluppo dell’entroterra. Ora si tratta di uscire dalla logica dell’appartenenza, cioè fare politiche specifiche per la montagna, ed entrare in un’ottica di idee più larga: non ci può essere alcuna politica, di qualsivoglia genere, che non comprenda al suo interno il tema dell’entroterra.

Se si parla di sanità bisogna andare oltre a iniziative pure importanti ma spot come la telemedicina, occorre tenere ben presente le particolarità del territorio, la sua (eccessiva) frammentazione, le esigenze dei residenti.

Lo stesso vale per il lavoro, per la scuola e la formazione. Un importante passo avanti è stata la politica culturale per i borghi ma anche qui bisogna evitare il rischio di trasformarli in piccole Disneyland, belle per i turisti, ma improbabili per chi ci vuole vivere. Un’altra risorsa fondamentale, su cui tanto si è lavorato ma su cui troppo ancora c’è da fare stante l’arretratezza da cui si partiva, sono le infrastrutture immateriali, in particolare le reti di connessione, che ormai dovrebbero essere un diritto. Parlare di banda larga e ultralarga rischia di diventare irritante per chi vive in zone in cui è difficile arrivare a 2 mega. Servizi, dunque, per consentire anche ai piccoli centri di poter garantire condizioni di vita che ne accrescano la appetibilità. In questo senso, altrettanto irritante è l’atteggiamento, però, di piccoli centri che per mere questioni di campanilismo pretendono di avere tutto in una folle corsa all’accaparramento.

Sarà bene cominciare a pensare che l’unione fa la forza non è soltanto un proverbio ma uno strumento che può consentire la nascita di nuovi servizi (scuole, ambulatori, centri culturali e di aggregazione) grazie alle risorse che ora ci sono e proseguirne la vitalità con una gestione che altrimenti sarebbe troppo onerosa per una singola comunità. Infine, ogni politica non deve essere calata dall’alto, ma deve essere il frutto di un confronto e di un colloquio con chi la montagna la vive e l’ha vissuta da generazioni, senza operazioni di green washing buone solo a ingrassare i consulenti ma che non portano benefici di sorta per le popolazioni.

* Caporedattore del Corriere Adriatico

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