Il settore turistico non crea un elevato valore aggiunto

Il settore turistico non crea un elevato valore aggiunto

di Donato Iacobucci
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Mercoledì 11 Ottobre 2023, 02:20

Ha suscitato un comprensibile dibattito la recente proposta del sindaco di Firenze Dario Nardella di porre dei limiti agli affitti turistici brevi all’interno del centro storico di Firenze. Gli affitti turistici brevi si sono diffusi a seguito del successo della piattaforma Airbnb, nata con l’idea di favorire un’esperienza di turismo a basso costo e ‘immersivo’ nelle comunità visitate. Nel corso del tempo la vocazione originaria si è persa e gli affitti turistici brevi sono diventati una forma di sfruttamento economico delle abitazioni civili. La loro crescita nelle città d’arte e nelle località turistiche sta creando seri problemi all’assetto urbanistico delle città e alla vita dei residenti. Secondo uno studio recente, nel centro storico di Firenze quasi il 30% delle unità disponibili è affittato sulla piattaforma Airbnb. Questo ha determinato un notevole incremento del costo medio dei canoni mensili per le locazioni residenziali, cresciuti di oltre il 40% dal 2016 a oggi. Ciò contribuisce ad accelerare lo spopolamento dei centri storici, trasformati in un albergo diffuso e in luogo di svago per turisti piuttosto che di vita per i residenti.

E’ un fenomeno che sta investendo non solo le città d’arte italiane ma anche i borghi appenninici; lo sviluppo in chiave turistica contribuisce al recupero edilizio ma ne stravolge la natura e ne accelera lo spopolamento. Va ricordato, infatti, che l’industria turistica determina un aumento della rendita fondiaria ma crea lavoro di bassa qualità. Secondo i dati INPS relativi alle retribuzioni dei lavoratori dipendenti, il settore dell’alloggio e della ristorazione è quello con le retribuzioni annue più basse, non solo per l’accentuato fenomeno della stagionalità (143 giornate retribuite all’anno contro una media di 235) ma anche per la bassa remunerazione per giornata lavorata. Non è certo un settore attrattivo per i giovani, in particolare quelli con maggiore qualificazione. I flussi turistici sono aumentati in modo considerevole negli anni successivi alla pandemia e il trend positivo è destinato a durare per effetto della crescita del reddito pro-capite in paesi ad elevata popolazione.

L’incremento del turismo di massa crea notevoli opportunità ma anche crescenti problemi di sostenibilità: sociale, come nel caso delle città d’arte sopra menzionate, ma anche ambientale.

L’iniziativa del sindaco Nardella si inserisce all’interno di un dibattito che è andato crescendo negli ultimi anni nella comunità scientifica e che ruota attorno al concetto di ‘overtourism’, cioè turismo eccessivo. Alla base di questo dibattito vi è l’accresciuta sensibilità per i temi della sostenibilità. Le politiche di sviluppo in chiave turistica e le conseguenti iniziative di attrazione dei flussi turistici non hanno fin qui tenuto in sufficiente considerazione gli aspetti della sostenibilità di questi flussi per le comunità locali. La sostenibilità è un concetto complesso e riguarda diversi aspetti: dalla conservazione del patrimonio storico-urbanistico, all’assetto dell’economia e della società, alla conservazione dell’ambiente naturale. Lo sviluppo in chiave turistica dovrà sempre più tenere conto di questi aspetti, oltre che della scarsa capacità del settore di creare lavoro qualificato.

Per le politiche di sviluppo territoriale ciò comporta due conseguenze: da un lato prestare maggiore attenzione alla selezione dei flussi turistici, incentivando quelli in grado di apprezzare e valorizzare le peculiarità del territorio; dall’altro non trascurare la promozione di attività manifatturiere e di servizi ad alto valore aggiunto, maggiormente attrattive per i giovani. Bene, quindi, incentivare il turismo ma prestando la dovuta attenzione alla sostenibilità per le comunità locali e non dimenticando che il lavoro di qualità si crea soprattutto nel manifatturiero e nei servizi alla produzione. Non è un caso che alcune province italiane note per la loro vocazione turistica, come l’Alto Adige e la Provincia Autonoma di Trento, siano in testa alla classifica per reddito pro-capite non per le attività turistiche ma per l’elevato valore aggiunto per residente nel manifatturiero, superiore alla media nazionale e a quello delle Marche.


*Docente di Economia
all’Università Politecnica
delle Marche
e coordinatore 
della Fondazione Merloni

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