Il valore dei sentimenti conta in epoche di odio e conflitto?

Il valore dei sentimenti conta in epoche di odio e conflitto?

di Rossano Buccioni
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Martedì 25 Ottobre 2022, 01:20

In epoche di guerre e di odio profondo ha senso porsi delle domande sul-lo statuto sociale e psico-relazionale dei legami amorosi? Lo psicologo D. R. Kingma, sosteneva che nessuno di noi può dire di essere passato indenne attraverso il tunnel dell’amore ed all’inizio di questo millennio la nostra identità di amanti muore ma allo stesso tempo diventa adulta, come se si stesse combattendo una guerra tra l’emotività profonda degli individui e l’incremento della complessità sociale in cui si definiscono. Probabilmente è l’incapacità soggettiva di mediare tra le pressioni a competere e la necessità di definire una strategia personale di espressione dell’emotività profonda a determinare il corto circuito dell’innamoramento e dell’amore, con una serie di profonde trasformazioni nei rapporti di coppia. Il modello tradizionale incentrato sul matrimonio è sempre più in crisi, sia per l’emergere di una crescente libertà sessuale, sia per l’insofferenza degli individui verso i vincoli e le obbligazioni tipiche di una osservanza di regole ascrittive.

Siamo ancora ben consapevoli della necessità di amare e di essere amati, ma si tratta di vasti repertori d’esperienza sui quali è calata una cappa sociale di improbabilità, con un numero crescente di individui che fatica a collocare le pressioni conformizzanti di ordine sociale all’interno di una coerenza biografica costruita nell’ordine di quella che lo psichiatra Miguel Benasayag definiva la sostituzione dell’esistere con il funzionare. Non è un mistero che la crisi dei legami sentimentali maturi all’interno di un involucro socio-culturale determinato dall’appiattimento della vita emotiva e che la forte razionalizzazione dei contesti di vita abbia incentivato la ricerca di intese a livello razionale/formale tra esseri umani dalla natura più diversa, spes-so ottenute a partire dalla rimozione di profondi repertori di vita senti-mentale. Nella geografia dell’innamoramento e dell’amore contemporanei, aumenta il numero delle coppie conviventi e dei single, in una condizione culturale che rende la relazione amorosa sempre più difficile da vi-vere. Attenzione perché non si tratta solo del vertiginoso aumento della micro-conflittualità Ego/alter che determina incomprensioni, litigi e crisi sempre più frequenti; la vera novità che esprime un fatto sociale totale è quella relativa all’espulsione dei vissuti sentimentali dalle strategie pri-marie di quella che la sociologa Loredana Sciolla definiva “socializzazione flessibile”, con i rapporti psico-affettivi sovente posti in alternativa al mantenimento ed alla sofisticazione delle strategie del riconoscimento sociale.

Chiamare in causa solo l’analfabetismo emotivo-relazionale dei partner che non sanno comprendersi e volersi non basta più a fronte della latitanza della società, che oltre a non fare nulla per educare le persone al-la consapevolezza autentica dei sentimenti e delle emozioni, le spinge al doloroso dualismo tra certificazione funzionale della propria incontestabilità e salutare limitazione della personale spinta egolatrica nell’affidarsi ai sentimenti ed al discernimento di chi abita la nostra vita.

Del resto, la crescente separazione ontologica tra sociale e psichico determina una condizione per la quale ciò che è funzionale al primo ambito sarà disfunzionale per il secondo, con l’obbligo a rafforzare le proprie competenze razionali/formali che confligge con la sfera dei sentimenti, notoriamente propensa ad una lettura della realtà ispirata a criteri che si oppongono al monopolio del vaglio mezzi/fini. Se i problemi fondamentali della vita interiore non trovano giovamento dalle strategie razionali ispirate alla logica problem solving, nel nostro mondo - che appare dominato da logiche generali di massimizzazione dei benefici e riduzione dei costi - avranno la meglio coloro che saranno confermati nel loro assetto di personalità iper-soggettivizzato (quando non sociopatico), sempre lontani dal mettere in gioco contenuti di vita autentici. Se in passato la relazione durevole era al centro di una specifica costruzione dell’individuo, ora è la sua versione speculare a dominare il quadro del processo di socializzazione.

Data l’importanza del funzionare rispetto all’esistere, resta inevasa la voglia di amare e di essere amati, con il riconoscimento sociale che transita di fatto attraverso sfere di esperienza alternative, se non in netta opposizione, con il quadro valoriale che contiene la relazione e la innerva di significati profondi. Storicamente le relazioni apparivano vincolate a copioni socialmente prestabiliti e non richiedevano particolari abilità psico-attitudinali, ma oggi, diventando sempre più libere e flessibili, crescono certamente in intensità, ma diventano assai difficili da mantenere nella dimensione personale di senso perché richiedono repertori di conoscenze e capacità che né la famiglia, né la scuola provano a sviluppare. Il punto dolente delle relazioni d’amore al tempo presente riguarda dunque una perdita di intensità sociale dello strumentario simbolico che sosteneva gli amanti nel delicato processo di trasformazione delle loro energie pulsionali più profonde in dinamismi socio-culturali di matrice istituzionale (matrimonio) e non.

Se il deposito concettuale che utilizziamo nei contesti sociali ad elevata complessità si orienta sempre più sul singolo individuo e non sulla sua matrice relazionale, è nell’esplosione del campo semantico dell’economia che le persone troveranno ispirazione per la defi-nizione sempre più raffinata della loro autonomizzazione, mentre i legami amorosi - e la tradizione dell’amore/passione - diventeranno progressivamente sfere d’esperienza superate da modelli di umanità costruiti sul disincanto e la contingenza.

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