Il governo accelera sula tassazione delle multinazionali. A partire da quelle del web, ma non solo, che fatturano miliardi nei Paesi dove operano riuscendo però a sfruttare tutte le maglie della regolamentazione fiscale internazionale per ridurre le imposte versate al Fisco. Entro la prossima settimana (si veda l’intervista al vice ministro all’economia Maurizio Leo) sarà presentato il primo decreto legislativo attuativo della delega fiscale e riguarderà proprio il recepimento della direttiva europea 2523 del 2022, che recepisce l’accordo dell’Ocse sul secondo pilastro della tassazione delle multinazionali, quello che impone che in ogni Paese le società versino un’imposta effettiva non inferiore al 15 per cento. L’obbligo vale per qualsiasi grande gruppo, multinazionale (come nell’intesa) ma anche nazionale, presente in uno Stato membro, che abbia un fatturato consolidato di almeno 750 milioni di euro. Chi versa meno del 15 per cento di tasse al Fisco, dovrà integrare i pagamenti fino a raggiungere almeno questa aliquota minima. In che modo? Per esempio vietando alle multinazionali di usare detrazioni o deduzioni dal reddito in grado di ridurre i profitti sui quali vengono calcolate le tasse.
Tassazione fra i Paesi
La “global minimum tax”, l’aliquota minima a cui tassare le multinazionali, è soltanto uno dei due pilastri, il secondo per l’esattezza, dell’accordo che era stato raggiunto all’Ocse sulla tassazione delle imprese che operano su scala globale. Il primo pilastro riguarda invece una più equa distribuzione dei profitti e dei diritti di tassazione fra i Paesi. In questo caso l’accordo prevede un regime per garantire una più equa distribuzione dei profitti e dei diritti di tassazione fra i Paesi in cui operano le multinazionali. In che modo? Redistribuendo tra i Paesi stessi una parte dei profitti dei colossi che fatturano a livello globale almeno 20 miliardi di dollari. In pratica, il 25% dei profitti oltre il margine del 10% dovrebbero essere riattribuiti ai Paesi dove le grandi multinazionali vendono i loro prodotti e forniscono i loro servizi, indipendentemente dalla presenza fisica nel territorio. Ma su questo punto non sono ancora stati fatti molti passi in avanti.
La frenata
Alcuni Paesi, come gli Usa, da tempo frenano su questa “condivisione” dei profitti delle multinazionali di cui, tra l’altro, sono tra i maggiori beneficiari.
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