Patto di stabilità, via libera dell'Ecofin: «Nuove regole realistiche ed equilibrate». D'accordo anche l'Italia

I ministri dell'Economia dell'Ue hanno raggiunto l'intesa

Patto di stabilità, via libera dell'Ecofin: «Nuove regole realistiche ed equilibrate». D'accordo anche l'Italia
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Mercoledì 20 Dicembre 2023, 19:54

I ministri dell'Economia dell'Ue hanno raggiunto l'intesa sul nuovo Patto di stabilità. Il via libera dell'Ecofin alla riforma, che prevede nuove regole «realistiche, equilibrate, adatte alle sfide presenti e future», è stato annunciato  su X dalla presidenza di turno dell'Ue, detenuta dalla Spagna.

 

«L'accordo sulle nuove regole fiscali è una notizia importante e positiva. Darà certezza ai mercati finanziari e rafforzerà la fiducia nelle economie europee», ha dichiarato la vicepremier e ministra dell'Economia spagnola Nadia Calvino. Anche l'Italia, inoltre, ha concordato le nuove regole. Fonti europee spiegano che il ministro Giancarlo Giorgetti, parlando di «spirito di compromesso» si è detto favorevole alla proposta sul Patto di stabilità.

Nuovo patto in vigore nella primavera 2024

Il nuovo Patto di stabilità entrerà in vigore nella primavera del 2024 se le tappe finali per la sua approvazione si concluderanno positivamente. Lo dichiara il commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni. Per finalizzare l'intesa «non c'è tempo da perdere», ha spiegato in conferenza stampa il vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis.

«L'Italia ha contribuito in modo rilevante, direi decisivo, soprattutto nell'ultimissima fase, insieme alla Francia e alla Germania, a raggiungere questa intesa» sul Patto di stabilità, ha sottolineato Gentiloni. «Penso che per l'Italia siano molto importanti alcuni aspetti che riguardano il percorso di correzione del deficit che tenga conto dei maggiori costi per i tassi di interesse, il riconoscimento dell'importanza degli investimenti nel Pnrr per ottenere un periodo più lungo dell'aggiustamento e il riconoscimento dell'importanza delle spese della difesa», ha aggiunto.

Giorgetti: «Cose positive e altre meno, ma sostenibile»

Nel nuovo Patto di stabilità «ci sono alcune cose positive e altre meno. L'Italia ha ottenuto però molto e soprattutto quello che sottoscriviamo è un accordo sostenibile per il nostro Paese volto da una parte a una realistica e graduale riduzione del debito mentre dall'altra guarda agli investimenti specialmente del Pnrr con spirito costruttivo», dichiara il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

La posizione di Berlino e Parigi

«Le nuove regole di bilancio per i Paesi membri dell'Ue sono più realistiche ed efficaci allo stesso tempo. Combinano cifre chiare per deficit inferiori e rapporti debito/Pil in calo con incentivi per investimenti e riforme strutturali. La politica di stabilità è stata rafforzata». Lo scrive su X il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner, dopo l'accordo all'Ecofin sulla riforma del Patto di stabilità.

«Dopo due anni di negoziati abbiamo raggiunto un accordo storico a 27 sulle nuove regole del Patto di stabilità e crescita. È un'ottima notizia per la Francia e per l'Europa perché garantirà la stabilità finanziaria e il buon andamento dei conti pubblici in tutta Europa negli anni a venire».

Lo ha detto il ministro dell'Economia francese, Bruno Le Maire, in un video messaggio diffuso dopo l'Ecofin. «Per la prima volta in 30 anni questo Patto di stabilità riconosce l'importanza degli investimenti e delle riforme strutturali» che saranno «essenziali nei prossimi decenni», ha evidenziato Le Maire.Il nuovo Patto

I principi cardine restano quelli fissati nel Trattato di Maastricht: mantenere il deficit al di sotto del 3% del Pil e il debito al di sotto del 60%. Ma nelle nuove regole sono stati introdotti margini di flessibilità per evitare che il risanamento dei conti si trasformi in austerità, blocco degli investimenti e rallentamento della crescita. Ecco i punti principali del nuovo Patto.

  • RIDUZIONE DEFICIT. Quando il deficit eccessivo supera il tetto del 3% l'aggiustamento annuo richiesto è dello 0,5% del Pil in termini strutturali. L'accordo prevede però che il ritmo della correzione tenga conto dell'aumento della spesa per interessi al fine di non bloccare gli investimenti più urgenti.
  • BRACCIO PREVENTIVO. I Paesi con un rapporto debito-Pil superiore al 90% dovranno far scendere il livello del disavanzo all'1,5%. Per farlo servirà un aggiustamento strutturale annuo dello 0,4% per quattro anni o dello 0,25% in sette anni, calcolato al netto degli interessi sul debito con l'impegno del Paese a fare investimenti e riforme.
  • RIDUZIONE DEBITO. Dovrà essere dell'1% annuo per i Paesi che superano la soglia di un rapporto debito-Pil del 90% e dello 0,5% annuo per chi lo ha tra il 60 e il 90% del Pil.
  • PERIODO TRANSITORIO. Tra il 2025 e il 2027 la Commissione europea, nello stabilire il percorso di risanamento dei conti, terrà conto degli oneri degli interessi sul debito sempre con l'obiettivo di lasciare ai Paesi spazio per gli investimenti.
  • PIANI DI SPESA. I Paesi sotto procedura dovranno concordare l'uso dei fondi pubblici con la Commissione europea nel rispetto delle traiettorie di aggiustamento del debito. I piani ad hoc sono quadriennali e all'insegna della flessibilità potranno essere estesi a sette anni tenendo conto degli sforzi di investimento e riforma compiuti dai governi per attuare i Pnrr.
  • SCOSTAMENTO DAI PIANI SI SPESA. Sempre all'insegna della flessibilità è prevista la possibilità di uno sforamento dello 0,3% rispetto al piano concordato.
  • I TEMPI DI APPROVAZIONE. L'intesa politica tra i ministri apre la strada ai negoziati con l'Eurocamera per arrivare all'accordo finale e al varo delle nuove regole entro aprile 2024.
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