Addio reddito di cittadinanza, l'obiettivo è il lavoro: da agosto un percettore su tre ha chiesto il Supporto di formazione

Il fallimento della misura, nata per combattere la povertà, scuote il Sud in particolare la Campania

Addio reddito di cittadinanza, l'obiettivo è il lavoro: da agosto un percettore su tre ha chiesto il Supporto di formazione
di Francesco Bisozzi
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Mercoledì 6 Dicembre 2023, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 06:00

Tutto è iniziato il 6 marzo del 2019, con le file davanti agli uffici postali per riscuotere il reddito di cittadinanza.

Era un'Italia diversa, con i Cinquestelle al governo che dai balconi gridavano di aver abolito la povertà ei navigator nei centri nell'impiego che dovevano traghettare i percettori del sussidio verso il mondo del lavoro. Sono bastati pochi mesi però perché il “sogno” si scontra con la realtà. E a quel punto sono iniziati a emergere con nitidezza i limiti di uno strumento partito con un'ambizione troppo grande, quella di essere sia una misura anti-povertà che un efficace strumento di politica attiva per il lavoro. Poi è sopraggiunta la pandemia e la platea dei percettori dell'aiuto si è ingrossata come un mare in tempesta. Per migliaia di famiglie in crisi il reddito di cittadinanza è diventato a quel punto un salvagente indispensabile. Tuttavia, una volta finiti i lockdown, ha preso il largo, dapprima timidamente, l'operazione di smantellamento del sussidio, con nuovi paletti per gli occupabili. A dare i primi colpi di scalpello ci ha pensato il precedente governo Draghi. Poi, con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi , la stretta si è man mano intensificata, i mesi di fruizione del sussidio per chi è in condizione di cercare lavoro sono stati portati a sette nel 2023 ed è stato messo in campo un nuovo strumento, il Supporto per la formazione e il lavoro, che vale 350 euro al mese ma prevede obblighi più stringenti per i beneficiari. In primis quello di partecipare con continuità ai percorsi per l'inserimento nel mondo del lavoro proposti da centri per l'impiego e agenzie per il lavoro. Così, tra meno di un mese, si spegneranno definitivamente le luci sul reddito.

RESTRIZIONI

 Durato quasi un lustro, il reddito di cittadinanza è costato allo Stato più di 30 miliardi di euro. A dicembre dell'anno scorso le famiglie raggiunte dal sussidio erano più di un milione, per una spesa complessiva pari a 620 milioni di euro al mese, mentre adesso sono meno di 800 mila e pesano sulle casse dello Stato per circa 400 milioni. Segno che la stretta avviata dal governo, unita all'inasprimento dei controlli anti-furbetti, altro clamoroso tallone di Achille di uno strumento di cui hanno beneficiato anche mafiosi e collezionisti di supercar, ha dato i suoi frutti. Le prime interruzioni dei pagamenti per i cosiddetti occupabili sono scattate ad agosto. Sono circa 300 mila gli ex percettori dell'aiuto che hanno già ricevuto dall'Inps il fatidico sms che li avvisava della multa del sussidio. Di questi circa uno su tre ha già fatto domanda per il Supporto per la formazione e il lavoro. Altri 750 mila nuclei circa invece a gennaio si traslocheranno verso l'Assegno di inclusione, l'altra prestazione di sostegno destinata a sostituire il reddito di cittadinanza e riservata alle famiglie con minori, disabili e anziani. L'Adi dà diritto a 500 euro al mese.

CONTRACCOLPI

 Oggi la multa del reddito di cittadinanza scuote in particolare il Sud . Basti pensare che attualmente la Campania, con oltre 183 mila famiglie coinvolte dal beneficio, supera i nuclei con il sussidio di tutto il Nord. E la provincia di Napoli è quella con il numero maggiore di famiglie (oltre 120 mila) con il reddito di cittadinanza. L'altro grande bacino di percettori della misura è la Sicilia. Al Nord al contrario incassavano l'assegno a ottobre 168.497 famiglie per 298.928 persone interessate, mentre al Centro l'asticella si fermava a 115.005 nuclei per 220.265 persone. Gli esperti hanno anche fatto notare che uno dei difetti strutturali del Rdc e che ha importi identici per tutto il territorio nazionale, con il rischio di risultare troppo basso nelle zone ad alto costo della vita (quindi al Nord) e troppo “ricco” al Sud , dove ha avuto un effetto distorsivo, che inevitabilmente ha disincentivato la ricerca di lavoro. Per le risorse finanziarie messe in campo, il reddito di cittadinanza ha rappresentato senza dubbio un'autentica rivoluzione nel campo del contrasto alla povertà e ha contribuito a colmare su questo fronte un ritardo storico dell'Italia rispetto ai grandi Paesi europei. Come detto, però, lo strumento doveva servire anche a favorire l'occupazione, ma in questo caso il fallimento è stato a dir poco fragoroso. Hanno senz'altro pesato le inefficienze dei centri per l'impiego, a cui è stato dato un compito troppo complesso. Anche perché la maggior parte dei percettori del sussidio non ha titoli e precedenti esperienze di lavoro per risultare attrattivi agli occhi dei datori di lavoro. In molti non possiedono nemmeno la patente di guida. C'è un numerino che al riguardo la dice lunga: gli incentivi per le aziende che assumono i beneficiari della misura sono stati largamente snobbati, al punto che secondo gli ultimi dati rilasciati dall'Inps l'agevolazione ha prodotto in tre anni appena 484 assunzioni , di cui 38 nel 2020, 139 nel 2021 e 207 nel 2022. Una goccia nel mare considerato che gli attivabili del reddito di cittadinanza erano circa 700 mila alla fine dello scorso anno. 

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