Il nonno di Amazon si chiama Postalmarket. Niente a che fare con le vendite porta a porta o telefoniche: chi ha raggiunto la soglia degli “anta” o l’ha superata, conserva ancora il ricordo di quei cataloghi ricchi di immagini e prodotti di ogni sorta, acquistabili attraverso l’invio di un modulo d’ordine rigorosamente tramite posta tradizionale o fax, o al massimo, via telefono.
L’antesignano della più grande Internet company al mondo, fondato da Anna Bonomi Biolchini nel 1959, che importa in Italia il modello statunitense della vendita per catalogo, dopo aver attraversato varie traversie societarie fino al fallimento decretato il 25 luglio 2015, è risorto a settembre 2018 e adesso sta aprendo a una seconda fase di sviluppo con l’apertura del capitale a nuovi partner da coinvolgere attraverso un aumento di capitale. La ventata nuova darà una spinta alla mission puntando alla scala internazionale, capovolgendo la storia di un marchio che ha fatto la rivoluzione nel settore dei consumi, del marketing, della pubblicità, che ha modificato per sempre la percezione del consumatore medio e con essa, le modalità di acquisto. Il catalogo cadde nel dimenticatoio, le nuove dinamiche consumistiche e l’avvento di Internet cancellarono un successo imprenditoriale mantenuto saldo per circa 40 anni. Il vecchio venditore tramite catalogo tradizionale, è diventato un market place generalista di marchi solo italiani: abbigliamento, accessori, calzature, accessori per animali, tempo libero e, novità assoluta, food beverage come vini e cibo. Allo stato la piattaforma vende più prodotti fashion e casa (30% a testa), seguito da food & beverage e gli altri prodotti. Ed è pronto a spiccare il volo verso i mercati esteri. «Postalmarket è una piattaforma on line - dice Alessio Badia, ad della società da un anno, che ha fatto un’esperienza di 16 anni nel gruppo Bernardi (abbigliamento) e 10 anni in Vans (multinazionale della moda Usa) - vuole essere l’ambasciatore del made in Italy nel mondo. Non ci sono altri competitor, nemmeno Amazon che tratta brand da ogni parte del pianeta. Stiamo muovendo i primi passi per espanderci sui mercati esteri».
L’IMMAGINE DI FIORELLO
La società di Roncade (Treviso) è diventata una icona della vendita on line anche grazie alla scelta di dedicare l'ultima cover a Fiorello che ha concesso, a titolo gratuito, una intervista e uno scatto fotografico. Postalmarket rilanciata a fine 2021 da Stefano Bortolussi, ha in corso una serie di negoziati con varie controparti da coinvolgere nell’azionariato. Attualmente Postalmarket ha una dozzina di soci, guidati da Postalmarket Revolution facente capo a Bortolussi con il 38,5%, Projectmoon della famiglia D’Avella (28,8%), PM Angels (11,2%) e altri a seguire. La manovre di rafforzamento, come hanno confermato fonti dirette, si stanno snodando attorno a PM Angels che è un veicolo nel quale sono radunati molti imprenditori italiani, tra cui Giuseppe Miroglio (catena negozi donna Motivi e Marina Rinaldi), gruppo Carpisa e Yamamai (valigeria, accessori e abbigliamento intimo, H-Farm (il più grande campus tecnologico italiano), Marco Carnaroli (riso), il gruppo Garmont (scarpe da montagna) e tanti altri.
L’AMBIZIONE
Anche se la rete non ha confini, affinchè il cliente finale venga ad acquistare sul market place di Postalmarket c’è bisogno sia sensibilizzato e venga riconosciuto come leader dei prodotti Made in Italy. «Postalmarket ha un’ambizione - conclude Badia - dare la possibilità a brand Italiani e meno strutturati, ma di qualità, di vendere i loro prodotti nel canale on line, avendo la giusta visibilità, con uno storytelling che racconti nel giusto modo le produzioni Italiane. PM è un acceleratore di visibilità per acquisire nuove quote di mercato senza investimenti enormi nel web».
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