Modellare, appallottolare, arrotolare, avvitare, intagliare. Giocare, manipolare, insegnare, imparare. Creare. Pensare. Tutte le sfumature del Pongo, anche nell’era 4.0 dove smartphone, social, videogiochi e intelligenza artificiale segnano la nostra quotidianità.
Nata nel 1952 vicino a Firenze, la pasta da modellare che ha accompagnato generazioni di bambini compie 70 anni e non solo resiste al digital ma rilancia, rinnovandosi nel segno della sostenibilità (e con nuovi formati). «È stata rivista completamente la linea, non solo nella grafica di presentazione ma nella sostanza: non più cera ma una pasta vegetale da componenti naturali da fonti rinnovabili», spiega Orietta Casazza, marketing director di Fila, il gruppo – cui fa capo Pongo by Giotto– specializzato nella produzione e nella vendita di strumenti di espressione creativa. «Una pasta più al passo con i tempi, più malleabile, che non risente dei cambi di temperatura mantenendo una morbidezza costante. Non macchia ed è lavabile da mani e tessuti. I colori sono più accesi». Torna anche la mascotte, senza più sigaro ma invece con un fiore all’occhiello. Concessione al mondo digital, il QR code sulla confezione con il link ai video tutorial dedicati.
IL PERCORSO
Storia d’impresa italiana. Dallo stabilimento Sidol, dove la plastilina è nata, alla produzione targata Adica Pongo. Fabbrica Italiana Lapis ed Affini acquisisce la società nel 1994, con i suoi tre marchi. Oltre a Pongo, Das e Didò, «tutte paste per modellare ma con finalità e formule differenti». Storia anche di territorio. La produzione è interamente italiana e non ha mai lasciato la Toscana, pardon, la provincia di Firenze. Stabilimento a Rufina, Comune di poco più di 7mila anime. Sede dove sono impiegate 140 persone e che ospita «il reparto di produzione e confezionamento delle paste, come la produzione di pennarelli, evidenziatori e penne a sfera. La Fila era attiva dal 1920 in pieno centro a Firenze, in via del Gignoro, dove però era impossibile espandersi: la città era cresciuta tutta intorno. Nel 1998 l’inaugurazione della nuova sede a Rufina, centro dove operano diversi altri stabilimenti produttivi».
I NUMERI
Fila, società quotata alla Borsa di Milano nel segmento Star dal novembre 2015, è gestita dal 1956 dalla famiglia Candela.
IL MODELLO
Nella scuola dell’infanzia e alle elementari il Pongo è ormai strumento didattico. Nella matematica, perché arrotolando palline i bimbi imparano a contare. Nella geometria, perché con gli stecchini si costruiscono i solidi e si impara la differenza, per esempio, tra vertice e spigolo. Usato pure nella scrittura, alla maniera dei sumeri che imprimevano simboli nell’argilla: si incidono le lettere e tra i primi a essere composti – racconta chi sta in cattedra – sono spesso i nomi delle maestre. Anche anti stress. «Ha valenze molteplici, ultimo ma non ultimo il fatto che la manipolazione rilassa la mente. È tranquillizzante e va a compensare attività molto più stressanti anche per i bambini». Pure negli adulti? Sorride Orietta Casazza: «Molto spesso noi ne abbiamo dei campioni sulla scrivania e capita di prenderli durante una telefonata. È un po’ come prendere una matita e iniziare a disegnare fiorellini sul quaderno. Abbiamo un’alternativa in più».
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