SENIGALLIA - Compie 70 anni la bottega da barbiere che Giannino Streccioni ha aperto nel settembre del 1951 sulla Terza Strada a Cesano. Nulla di eccezionale, almeno all’apparenza. Di attività storiche ce ne sono tante in città, se non fosse per il fatto che da quel giorno è sempre stato lui a lavorarci. Lo fa ancora nonostante abbia ben 87 anni e mezzo. Addirittura paga per poter lavorare.
«Devo versare i contributi all’Inps per continuare ad esercitare la professione – racconta il barbiere – per me è una vera occupazione perché mi consente di fare qualcosa durante il giorno, di tenermi appunto occupato.
La decisione
Poteva starsene a casa godendosi la meritata pensione e invece no, ama il suo lavoro che ormai è diventato una ragione di vita. Ha iniziato la professione giovanissimo nel 1947, affiancando un barbiere di Marotta. Nel 1951 ha aperto la sua di attività sulla Terza Strada a Cesano. Dieci anni fa era stato ricevuto dal sindaco in occasione dei 60 anni della bottega che, come riportato anche da un comunicato stampa dell’ente, è stata registrata in Comune nel settembre 1951. Nessuno però ricorda il giorno esatto, nemmeno lui. Dal salone da barbiere si accede all’abitazione tramite una porta. Casa e bottega.
«Con il Covid ho diminuito un po’ il lavoro – racconta Streccioni – però ho i clienti affezionati che vengono sempre. Pago i contributi all’Inps dal 1950 – spiega – prima non si versavano. Mi costa di più lavorare ma sono felice così». Lo scorso anno ha dovuto anche comprare il registratore di casa essendo diventato obbligatorio lo scontrino elettronico. Prima fatturava con il blocchetto. E’ molto preciso e serio. «Conosco dei colleghi che sono andati in pensione e in nero vanno a fare barba e capelli a casa dei clienti – racconta –, non lo trovo giusto. Io sono una persona seria, fatturo tutto e pago le tasse».
L’atmosfera
Ha una mano ferma ma si limita al taglio e alla piega. Ha smesso di fare la barba con il rasoio perché la maggior parte della clientela, storica, è anziana e diversi clienti prendono degli anticoagulanti quindi teme che un eventuale taglietto potrebbe avere conseguenze anche gravi. Entrando nella sua bottega sembra di fare un salto nel passato. Tutto si è fermato quasi a quando l’ha aperta. Si respira un’atmosfera d’altri tempi, anni ’50, anche se parte dell’arredo è stato rinnovato nel 1968 ricalcando però la scia degli storici negozi da barbiere che ormai si vedono solo nei film. Sulla strada non c’è un’insegna. Chi lo conosce sa dov’è e non ha bisogno di incrementare la clientela. «Il lavoro ti rende libero, autonomo – conclude – e soprattutto ti dà una dignità». Giannino Streccioni non vuole pesare su nessuno, nemmeno sullo Stato a cui da tanti anni sta versando i contributi.
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